As/400 sempre in prima linea: facciamo il punto

As/400 sempre in prima linea: facciamo il punto

As/400 IBM? Sempre vitalissimo!

domande a quattro mani per

Nicoletta Bernasconi, Product Manager IBM i

Luca Tiberti, ISV Power Ecosystem Leader

di IBM Italia S.p.a.

 

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Gli scenari si evolvono, le soluzioni tecnologiche si muovono lungo nuove direttrici e quelle applicative si allargano per soddisfare esigenze più mirate e più specifiche. Seguire queste evoluzioni, a meno di non essere specialisti del mondo IT, non è del tutto agevole, per cui abbiamo pensato di prendere come riferimento di questa trasformazione l’elaboratore annunciato nel 1988 da IBM con il nome di AS/400, certamente il sistema più longevo di tutta l’informatica.
Poniamo qualche domanda in proposito a Nicoletta Bernasconi (Product Manager IBM i, IBM Italia) e Luca Tiberti (ISV Power Ecosystem Leader, IBM Italia).

L’AS/400, anche se oggi sarebbe più corretto identificarlo come IBM i, da una parte è stato esaltato da chi lo utilizza, dall’altra viene visto con diffidenza da altri, magari semplicemente per preconcetti o scarsa informazione. Moltissime cose sono cambiate nel tempo: potete darci in estrema sintesi una panoramica cronologica delle evoluzioni – a volte vere rivoluzioni – che si sono susseguite in questi oltre 35 anni in cui attorno all’IT è cambiato tutto? Sono convinto che molti giovani manager, cresciuti in scenari popolati di Internet e Cloud, non dispongono di tutte le informazioni che potrebbero essere loro utili.

Tiberti: La strategia IBM dal 2000 in avanti è stata quella di focalizzare il proprio business verso le imprese, e di creare un ecosistema di sviluppatori software in grado di rispondere a tutte le esigenze del mercato.
Se l’AS/400 era nato come risposta alle esigenze più immediate delle aziende, soprattutto di medio piccole dimensioni, oggi il Power – arrivato alla decima generazione – è in grado di gestire il core business di organizzazioni di qualsiasi settore di mercato, ma anche di supportare le aziende nei loro processi di trasformazione digitale, anche a supporto di progetti di adozione dell’AI per una maggiore produttività e competitività.
La fruibilità dei nostri sistemi e delle relative soluzioni applicative passa dall’on-premise al Cloud fino ovviamente all’Hybrid Cloud. Abbiamo parecchio da offrire al mercato italiano e lo dimostrano le tante referenze di clienti che continuano ad investire con IBM e con i nostri sviluppatori software..

Bernasconi: IBM Power con IBM i è l’evoluzione del sistema AS/400 (Application System/400) con sistema operativo OS/400, il server progettato per soddisfare le esigenze delle piccole e medie imprese annunciato da IBM il 21 giugno 1988.
Il nome OS/400 viene mantenuto fino al 2006 quando, con l’annuncio della nuova famiglia hardware System i, il sistema operativo viene ribattezzato i5/OS e tale rimane fino alla V5R4. Nel 2008, System i e System p convergono in un’unica tecnologia – IBM Power Systems – e il sistema operativo prende il nome attuale: IBM i.

Fin dal suo primo rilascio, questo server si contraddistingue per robustezza, integrazione, affidabilità e scalabilità. Tali caratteristiche, immutate e consolidate negli anni, si sono estese ed oggi IBM Power dispone di tre sistemi operativi: AIX, IBM i e Linux. Questo spiega perché si ponga sul mercato come un’infrastruttura in grado di soddisfare le esigenze dei clienti a 360 gradi: dagli ambienti gestionali più “tradizionali” alle applicazioni più innovative con funzionalità di Intelligenza Artificiale, dall’utilizzo di dati geospaziali all’Internet of Things, per non parlare di soluzioni containerizzate con Red Hat OpenShift.
Estrema flessibilità anche per quanto riguarda i modelli di consumo: oltre alla classica soluzione on-premise, IBM Power è disponibile nell’ambiente cloud IBM, Power Virtual Server, e in una sorta di cloud privato grazie ad un’offerta “pay-as-you-go” molto granulare (Power Private Cloud) che riduce al minimo gli sprechi delle risorse e ottimizza i costi operativi.

La sicurezza e l’inattaccabilità dall’esterno dell’AS/400 sono stati tra i suoi principali punti di forza. Oggigiorno però il sistema informativo si articola su più tecnologie specializzate che interagiscono, mentre gli utilizzatori di molte applicazioni non si trovano più all’interno dell’azienda ma all’esterno: clienti, partner, agenti, fornitori, curiosi o interessati che accedono alle informazioni via Internet. Quali sono le precauzioni raccomandate a chi utilizza questa piattaforma e quali le strategie da mettere in piedi?

Tiberti: Partiamo da due assunti: un’infrastruttura IT tecnologicamente all’avanguardia, scalabile, sicura e flessibile è la base per l’innovazione.
La tecnologia trova applicazione pratica solo se chi la sviluppa ha in mente una roadmap chiara e ben definita.
Oggi il nostro mercato di riferimento può essere suddiviso in tre segmenti:
– Aziende che utilizzano la nostra tecnologia e sono seguite da software house con applicativi moderni e roapmap solide.
– Aziende che usano la nostra tecnologia e sono seguite da partner non più in grado di supportarle negli sviluppi futuri; è in questo ambito che IBM ritiene utile dare un contributo per mantenere alta la competitività delle imprese.
– Aziende che non conoscono la nostra tecnologia e le competenze dei nostri partners applicativi: queste sono le. Imprese che vogliamo raggiungere per raccontare loro le potenzialità delle nostre soluzioni e delle straordinarie sinergie tra Power10 e soluzioni applicative.
Quindi le raccomandazioni potrebbero essere di avvalersi di una tecnologia sempre aggiornata sia dal punto di vista hardware che dal punto di vista del sistema operativo, avvalersi di partner IBM che hanno investito sulla tecnologia Power per essere in grado di valorizzarla tramite il loro sviluppo applicativo, mettere sempre in discussione la propria infrastruttura con professionisti, analisti ed esperti competenti.

Bernasconi: Vorrei aggiungere che il tema della cybersecurity è sicuramente prioritario per le aziende; la globalizzazione, la dinamicità del mercato, la concorrenza sempre più agguerrita e l’adozione di modelli Cloud richiedono infatti una disponibilità dei server senza interruzioni di servizio. Nel corso degli anni, Power con IBM i si è dimostrato uno dei migliori ambienti operativi per la realizzazione di applicazioni resilienti. Inoltre, esistono soluzioni progettate per estendere ulteriormente il grado di affidabilità e resilienza già molto elevate che il sistema garantisce come caratteristica nativa.
Da un lato è compito del vendor analizzare e testare a monte ed in modo continuo i propri prodotti per identificare eventuali vulnerabilità e porvi rimedio, sviluppando correzioni e nuove funzionalità. Dall’altro lato però, spetta alle aziende adottare politiche che prevedano il costante aggiornamento dei sistemi ai livelli hardware e software più recenti. Mantenere una tecnologia obsoleta – sia dal punto di vista delle release di sistema operativo che delle soluzioni utilizzate – non offre certezze e non può certo costituire la base su cui fondare e far crescere senza ansie il business della propria azienda.

Le società di software che operano nel mondo IBM sono note per la competenza nei processi aziendali e per la capacità di assistere puntualmente i clienti su tematiche organizzative, non solo applicative. Viceversa, una delle preoccupazioni verso l’AS/400 che raccolgo tra i lettori di Breaking News è collegata alla disponibilità di soluzioni applicative, in particolare di ERP o software per mercati gestionali. Conoscendo in maniera approfondita questo mondo so che non è così, però mi chiedo dove un manager possa trovare informazioni relative a soluzioni innovative, robuste e supportate adeguatamente. Dove può appoggiarsi?

Tiberti e Bernasconi: La risposta qui è facile: rivolgersi ad IBM in primis. IBM è in grado, a seconda del settore di mercato e delle esigenze specifiche di ogni azienda, di seguirle per la parte di tecnologia hardware e di metterle in contatto con i migliori sviluppatori software italiani. Abbiamo anche creato un portale dove sono raccolte le principali informazioni: https://ibm.biz/SolutionsOnPower
I nostri sviluppatori software on Power sono in grado di approcciare le aziende partendo dalla contabilità/amministrazione fino ai progetti di AI, passando dalla produzione e dalla movimentazione delle merci.
Gli applicativi sviluppati dai tanti produttori di software (ISV) per il mondo IBM Power sono l’elemento fondamentale che valorizza la tecnologia hardware e software di IBM, rendendo l’infrastruttura elemento abilitante per la crescita delle aziende.
L’approccio a valore degli sviluppatori software che operano su IBM Power permette di offrire alle aziende una soluzione integrata, con applicazioni e servizi di gestione della piattaforma stessa, consentendo all’utilizzatore finale di beneficiare al massimo della tecnologia disponibile.
Il tema dello sviluppo nel mondo IBM i è strettamente legato a quello delle competenze applicative e alla necessità di formare giovani che possano garantire il ricambio generazionale. Per questo motivo, Faq400 (la community italiana di sviluppatori IBM i associata a Common Europe), con la collaborazione di IBM, organizza un corso per preparare i ragazzi ad affacciarsi direttamente al mondo del lavoro e a contribuire rapidamente alla crescita delle aziende che scelgono i sistemi Power con IBM i: https://www.faq400ilearning.com/pages/ibm-i-academy. È una proposta che apre ad interessantissimi sbocchi professionali.

Uno sguardo al futuro, un futuro peraltro estremamente attuale e pure affascinante. Qual è la posizione dell’AS/400 nei confronti dell’Intelligenza Artificiale? Che cosa è stato fatto e che cosa si farà a breve per potenziarlo in modo da sfruttare anche queste tecnologie?

Tiberti: I sistemi Power10, sono stati sviluppati nei laboratori IBM per indirizzare alcuni obiettivi particolari:
– Ecosostenibilità: risparmio energetico e consolidamento, con tre sistemi operativi che possono girare contemporaneamente sui nostri sistemi (IBM i, Linux, AIX).
– Hybrid Cloud: fruibilità della nostra tecnologia in tutte le modalità desiderate dai clienti (on-prem / cloud / Hybrid Cloud)
– Sicurezza: i server IBM sono gli unici al mondo che proteggono e monitorano di dati anche in transito di memoria
– Intelligenza artificiale: oggi il Power10 ha al suo interno dei processori dedicati all’inferenza dei modelli di intelligenza artificiale.
Riassumendo potremo dire: potenza, agilità e affidabilità sostenibile. IBM Power è un’unica piattaforma per molti workloads e diviene così l’abilitatore per eccellenza delle priorità aziendali.

Bernasconi: L’intelligenza artificiale è tra le tecnologie digitali che stanno trasformando il nostro mondo in modo radicale. Ormai fa parte della vita quotidiana, con un numero sempre crescente di applicazioni pratiche.
IBM sta esplorando diversi modi per incorporare l’intelligenza artificiale generativa nella piattaforma IBM i. Il progetto più avanzato e promettente è la realizzazione di un assistente per la codifica di codice RPG basato su un modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLM). L’obiettivo è quello di rendere disponibile uno strumento che possa aiutare i programmatori, esperti e non, nella realizzazione di codice di qualità. Come primo step, il tool sarà in grado di interpretare il codice sorgente e di spiegare in linguaggio naturale ciò per cui un programma RPG è stato scritto.
https://www.itjungle.com/2024/05/22/ibm-developing-ai-coding-assistant-for-ibm-i/
L’architettura del processore Power10 e la possibilità di eseguire sullo stesso hardware ambienti operativi differenti consentono inoltre di far coesistere il mondo IBM i con ambienti Linux dedicati all’esecuzione di modelli AI.
Infine, le applicazioni IBM i possono essere integrate ed arricchite con watsonx, la piattaforma IBM per l’intelligenza artificiale generativa disponibile in ambiente Cloud, sfruttando funzionalità del prodotto come ad esempio chatbot e traduzione di testi.

Soluzioni software
Sviluppate su Power

 

Nicoletta Bernasconi: nicoletta_bernasconi@it.ibm.com

Luca Tiberti: luca.tiberti@ibm.com

Europa, Onu e Corazzata Potëmkin

Europa, Onu e Corazzata Potëmkin

Europa, Onu e Corazzata Potëmkin

 

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Poteri con poco potere
Il mondo si è ristretto, possiamo passare da un continente all’altro nello spazio di qualche ora. Lo facciamo per lavoro, lo facciamo per andare in vacanze esotiche, lo facciamo perché siamo curiosi di vedere e di capire. Però c’è una fastidiosa contropartita.
Favoriti dal fatto che con i Media onnipresenti le distanze vengono “zippate”, ad ogni momento ci troviamo davanti una serie di problematiche sorte nei mille Paesi del mondo. Tutti gradiremmo che qualcuno decidesse, se non di risolverli, almeno di affrontarli con serietà, metodo, impegno e perseveranza ma, viceversa, gli organismi planetari e continentali mostrano non di rado una inadeguatezza … degna di miglior causa. Il motivo? Sorge il legittimo dubbio che sotto sotto siano stati progettati esattamente per questo, non per decidere e risolvere (o almeno provare a farlo) ma per discutere, dibattere, azzuffarsi … e poi lasciare tutto come prima o quasi. Qualche dubbio? Proviamo a focalizzarci su alcuni particolari. La Comunità Europea, per statuto, chiede che le decisioni più importanti vengano prese all’unanimità, situazione che porta in stallo tutte le diatribe più intricate, perché su 27 c’è sempre almeno un Paese che, per fare un esempio tra i più blandi, ha in vista le elezioni e non rischierebbe mai di inimicarsi parte dell’elettorato. All’ONU è ancora più dura con i sei organismi principali (Assemblea generale, Consiglio di sicurezza, Consiglio economico e sociale, Consiglio di amministrazione fiduciaria, Corte internazionale di giustizia e Segretariato delle Nazioni Unite) cui si sommano una miriade di agenzie specializzate (Organizzazione mondiale della sanità, Programma alimentare mondiale, Banca Mondiale, Unesco, Unicef per fermarsi alle più note). L’idea geniale è che, per bloccare una mozione sgradita, basta il veto di uno dei cinque Paesi che se ne sono arrogati il diritto: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna. Insomma, è sufficiente la presa di posizione di uno soltanto (uno su 193!) per fermare tutto. Chiunque abbia partecipato ad un’assemblea condominiale capisce che questi modelli non possono funzionare. Mai.

Fantozzi
Eppure si tratta di organismi elefantiaci e terribilmente costosi, sempre citati da chi vuole buttare un po’ di fumo negli occhi alla gente e rinviare o insabbiare decisioni complesse e impopolari. Dato che accontentare tutti non è mai possibile … si sceglie di fare patta.
Per concludere, concedetemi una associazione dissacrante ed amara ma che fotografa certe realtà. Giusto cent’anni fa, nel 1925, un film diretto dal regista russo Ėjzenštejn narrava dello storico ammutinamento ai tempi dello Zar sulla corazzata russa Potëmkin. In Italia sarebbe finito nel dimenticatoio senza l’indimenticabile citazione in una delle pellicole di Fantozzi. Il nostro eroe, costretto con tutti i colleghi ad assistere alla proiezione da un Megadirettore Galattico maniaco dei film d’essai, alla fine sbotta in una esclamazione poco salottiera ma che potrebbe rivelarsi adeguata per commentare l’attivazione di enti, commissioni e organizzazioni – nazionali e non – che strombazzano obiettivi lontanissimi da quanto poi effettivamente realizzeranno. L’esclamazione del Rag. Fantozzi dice tutto: “Per me è una boiata pazzesca!”.
Questo non significa che dobbiamo rassegnarsi al pessimismo. Anzi, sono il primo ad essere convinto che solo col confronto diretto e con la discussione franca e onesta si possa sperare di risolvere gravi situazioni di crisi. Però, se vogliamo avere una speranza che il mondo cambi marcia, forse è il caso che iniziamo individualmente ad impegnarci tutti, in modo che quello che sta alle fondamenta del vivere civile si basi sulla ragionevolezza e magari sull’interesse della giustizia nonché del maggior numero di persone possibili.

Ogni progetto è un pezzo di puzzle

Ogni progetto è un pezzo di puzzle

Ogni progetto è un pezzo di un puzzle

le soluzioni si affinano ascoltando le esigenze, accogliendo nuove tecnologie, investendo in sicurezza

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Il segreto: semplificare
Ferma quel pollice, respira, leggi. In un mondo in cui tutto scorre veloce e il susseguirsi di contenuti è un fiume in piena, fermati un attimo e lascia che queste
righe ti parlino di qualcosa che va oltre numeri, premi e tecnologie: un viaggio che trasforma la complessità in semplicità. Perché, alla fine, è questo che facciamo ogni giorno.
Non è un’autocelebrazione, né un elenco di successi o un momento per gonfiarci il petto di orgoglio. È una riflessione su come ogni passo compiuto in questi anni, ogni progetto avviato o completato, sia stato un tassello verso un obiettivo più grande: rendere semplice ciò che per molti è complicato, fino quasi a sembrare impossibile.
Dice Yuval Noah Harari: “La complessità crea opportunità straordinarie, ma la vera sfida è gestirla senza rimanerne intrappolati.
Dietro la nostra applicazione, quella che i clienti vedono come una soluzione semplice e intuitiva, si cela un mondo di tecnologie, processi e strategie che restano invisibili a chi la utilizza. E va bene così, perché la semplicità non ha bisogno di farsi notare; la semplicità deve funzionare, punto. Come diceva Steve Jobs: “La semplicità può essere più difficile della complessità: devi lavorare duro per far sì che il tuo pensiero sia pulito e semplice”.

Ingredienti dell’evoluzione
Nel corso del 2024 abbiamo portato avanti progetti che raccontano proprio questo: un lavoro incessante e spesso sommerso, ma sempre orientato a garantire ai nostri clienti una soluzione all’altezza delle loro esigenze, e anche oltre. Abbiamo investito nella sicurezza della piattaforma, adottato sistemi avanzati di monitoraggio e protezione, ricertificato il nostro Sistema di Gestione della Sicurezza delle Informazioni secondo gli standard più recenti, dimostrando il nostro impegno verso l’affidabilità e la trasparenza.
Abbiamo accolto nuove tecnologie, come l’automazione dei processi e l’intelligenza artificiale, per semplificare ulteriormente la gestione delle informazioni chimiche, ampliando le opportunità per i nostri clienti. E abbiamo visto crescere la nostra presenza internazionale, con nuovi partner e clienti che ci hanno scelto non solo per la qualità del prodotto, ma per il valore che portiamo nella loro operatività quotidiana.
Abbiamo anche avuto il privilegio di vedere riconosciuto il nostro impegno con un importante premio che celebra l’innovazione sostenibile. Un risultato che non è solo un trofeo da esibire, ma un segno tangibile del nostro contributo concreto verso un futuro più responsabile e consapevole. Questo riconoscimento ci spinge a fare ancora meglio, a dimostrare che la tecnologia e la sostenibilità devono camminare insieme per creare soluzioni che fanno davvero la differenza.

Il vero valore
Ogni progetto è un pezzo di un puzzle più grande: un modo per costruire qualcosa che non si limita all’oggi, ma guarda con continuità al domani. Crediamo in un principio semplice: il valore non risiede solo in ciò che vediamo, ma anche in tutto ciò che rende possibile e funzionale ciò che è visibile.
Così, anche ogni soluzione che offriamo non è mai solo ciò che si vede: è il risultato di una visione, di un impegno e di una fiducia incrollabile nella tecnologia e nel valore della semplicità.
Ed è proprio questo che facciamo ogni giorno: ascoltiamo con cura le esigenze dei nostri clienti, ci immergiamo nelle loro necessità per offrire soluzioni che non solo semplificano il loro lavoro, ma lo rendono più sicuro, più efficiente e più sostenibile. Ogni progetto è un dialogo, ogni innovazione un passo avanti per aiutare chi si affida a noi a concentrarsi su ciò che conta davvero. In un mondo che corre veloce la vera innovazione non è solo tecnica: è la capacità di creare valore senza complicazioni. Ci impegniamo a essere un partner che semplifica senza compromessi.
Perché, alla fine, ciò che conta davvero è aiutare i nostri clienti a concentrarsi sul loro successo.

Eduardo Affinito
Every Software Solutions

info@everysws.com – www.every-sws.com

 

Faq400: formazione su IBM i

Faq400: formazione su IBM i

Formazione su As/400 – IBM i

Corsi da remoto, on line e su richiesta

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Sistema operativo, software di base e linguaggi utilizzati rappresentano la linfa indispensabile per l’efficienza di qualsiasi computer.
Anche se il grosso del supporto tecnico è molto spesso – in particolare per le PMI – affidato alle competenze di una software house esterna, la conoscenza degli elementi essenziali da parte del proprio personale costituisce una garanzia importante per l’azienda di qualsiasi dimensione.

Formazione, questo è il problema
La scuola italiana a tutti i livelli non sempre brilla per la capacità di produrre programmatori validi o, per lo meno, non riesce a produrli nella quantità che il mercato è in grado di assorbire.
Per questo sta rivelandosi assolutamente centrata la scelta strategica fatta da Faq400, punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la piattaforma Power IBM i, quella che per chi la conosce da decenni rimane collegata al nome iniziale di As/400. Considerando la difficoltà sia per le aziende che per gli operatori informatici di reperire oppure formare internamente personale informatico con competenze specifiche adeguate Faq400, in collaborazione con IBM, ha messo a punto una serie articolata di corsi, spesso disponibili anche da remoto considerando che l’As/400 è diffuso in tutte le zone d’Italia, come si può vedere dall’analisi realizzata da D&P presente in questo numero.

Quali corsi
Le tipologie di formazione sono le più varie:
– corsi da remoto
– corsi on line
– corsi su richieste specifiche
I calendari, i contenuti e le modalità d’iscrizione li potere trovare sul sito

Quotarsi in Borsa: un salto di qualità per l’IT

Quotarsi in Borsa: un salto di qualità per l’IT

Quotarsi in Borsa: un salto di qualità per l’IT

quattro domande a Matteo Neuroni

Amministratore Delegato di Sys-Dat

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Il processo di crescita dimensionale delle società informatiche ormai si realizza quasi esclusivamente “per vie esterne”, cioè attraverso acquisizioni. Quasi sempre questo avviene attraverso capitali propri o, più spesso, con l’ingresso di Fondi. Perché il Gruppo Sys-Dat ha preferito l’ingresso in Borsa e quali sono stati i passi di questo processo?

Nel nostro caso, la crescita organica è già significativa e continuerà a esserlo; l’IPO ha solo accelerato questo processo.
Il fattore tempo è cruciale per noi, perché le acquisizioni ci permettono di entrare rapidamente nei mercati con soluzioni già pronte, riducendo il time-to-market e accelerando la nostra capacità di rispondere alle esigenze dei clienti.
La decisione di Sys-Dat di entrare in Borsa è stata una mossa strategica pensata per accelerare la nostra crescita e rafforzare la nostra posizione sul mercato ICT. L’ingresso in Piazza Affari ci ha consentito di accedere a maggiori risorse per continuare ad investire sia in acquisizioni mirate a sviluppare nuove soluzioni tecnologiche sia continuare a fare crescere le soluzioni attraverso attività di R&D. I passi verso il processo di quotazione sono stati meticolosi: abbiamo avviato un’analisi approfondita delle nostre operazioni e della struttura finanziaria, riorganizzando i processi interni e rafforzando la governance per rispondere ai requisiti di un mercato regolato. L’ingresso in Borsa ha rappresentato quindi una nuova fase della nostra strategia di espansione, che ci ha permesso di attrarre investitori e partner di alto livello.
Posso dire però che la strategia di crescita di SYS DAT Group si fonda principalmente su un equilibrio tra crescita organica e inorganica. La crescita organica si concentra sull’espansione e miglioramento continuo dei nostri prodotti e servizi, investendo in ricerca e sviluppo per rispondere alle esigenze del mercato e dei nostri clienti. Allo stesso tempo, perseguiamo una crescita inorganica attraverso operazioni di M&A mirate, per arricchire il nostro portafoglio con competenze complementari e nuove tecnologie. L’approccio inorganico ci consente di accelerare l’ingresso in nuovi settori e mercati, riducendo i tempi di sviluppo e ampliando la nostra offerta. In sintesi, la crescita organica ci permette di consolidare il nostro core business, mentre quella inorganica ci consente di diversificare e innovare.

La vostra crescita dimensionale è comunque iniziata ben prima di questo ingresso in Borsa e al culmine di un percorso pluridecennale iniziato negli anni ’70, quando in Italia nascevano le prime software house. Forse la prima esperienza di “compartecipazione” l’avete vissuta entrando in Consorzio Software, una realtà decisamente innovativa di cui tuo padre Vittorio è stato Presidente. Ce ne vuoi parlare?

Sì, il percorso di crescita di SYS-DAT ha radici molto profonde. Quando negli anni ’70 le prime software house iniziavano a emergere in Italia, mio padre, Vittorio, ha avuto un ruolo quasi pionieristico nel settore. La creazione di Consorzio Software è stata una delle prime esperienze di “compartecipazione” per il nostro gruppo, un’opportunità di collaborazione tra realtà che si occupavano di sviluppo software e sistemi, ma non fu la sola. Questa iniziativa, che è stata succeduta da molte altre operazioni simili con medesimi obiettivi, ci ha permesso di acquisire competenze, entrare in contatto con altre realtà innovative e partecipare alla creazione di soluzioni avanzate per il mercato italiano. La visione di mio padre ha sempre puntato su due elementi chiave; da un lato valorizzare le sinergie tra le aziende, creando un ecosistema capace di rispondere alla rapida evoluzione delle tecnologie e dall’altro investire nella specializzazione settoriale al fine di capitalizzare e fare evolvere continuamente le esperienze con aziende appartenenti alla medesima “Industry”. Questa esperienza ha segnato l’inizio di una lunga serie di collaborazioni strategiche che hanno contribuito alla crescita di Sys-Dat, sempre con un occhio attento alle opportunità di innovazione.

L’essere quotati in Borsa significa comunque che l’azienda si deve assoggettare a norme rigorose e controlli stringenti, inconsueti per imprese che tradizionalmente sono padronali e un po’ artigianali. Che cosa ha comportato in termini organizzativi?

Essere quotati in Borsa ha rappresentato una sfida organizzativa significativa, ma anche un’opportunità di crescita. Lo abbiamo voluto e cercato anche perché sin dall’inizio abbiamo scelto di rivolgerci al “segmento Star” che come noto richiede importanti requisiti. Il processo di trasformazione ha richiesto un miglioramento e un adeguamento delle nostre strutture interne, in particolare per quanto riguarda la governance aziendale, la trasparenza finanziaria e il rispetto delle normative. Ci siamo dovuti dotare di procedure più formalizzate, come la creazione di comitati di supervisione e l’adozione di sistemi di reporting più complessi e frequenti. Questo ha comportato un cambiamento culturale all’interno dell’azienda, che si è evoluta da una struttura più tradizionale a una più professionale e scalabile, in grado di rispondere alle esigenze dei nuovi investitori e del mercato. Tuttavia, siamo riusciti a mantenere l’approccio innovativo, dinamico e soprattutto industriale, che ci ha sempre contraddistinto, senza perdere la nostra capacità di adattamento alle nuove sfide. La sfida più grande è stata integrare questi nuovi processi senza compromettere la flessibilità e la capacità di innovare.

Termino con una domanda abbastanza scontata: quali sono le realtà che cercate per coinvolgerle nel vostro progetto? Di che dimensioni, di che competenze, di quali aree geografiche?

Le realtà che cerchiamo di coinvolgere nel nostro progetto devono e possono avere diversi ingredienti che ben si possano integrare con la nostra strategia di crescita: dalla presenza in settori d’industria verticali che riteniamo strategici a realtà che ad alto contenuto tecnologico in ambiti di intelligenza artificiale applicata, la cybersecurity e cloud per citarne qualcuno. Puntiamo ad aziende con una forte vocazione innovativa, che possano integrarsi facilmente con le nostre soluzioni e ampliare il nostro portafoglio in modo complementare. Per quanto riguarda le dimensioni, siamo interessati a realtà di varie dimensioni in grado di apportare tecnologie all’avanguardia o competenze specifiche in mercati emergenti. Le acquisizioni che ricerchiamo devono permetterci di entrare in nuovi mercati o settori, favorendo una diversificazione strategica che ci consenta di crescere e rafforzare il nostro posizionamento.

Matteo Neuroni

www.sys-datgroup.com

Europa, Onu e Corazzata Potëmkin

Il lupo e l’agnello

Il lupo e l’agnello

 

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

«Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello. Il lupo stava più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello. Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.
“Perché – disse – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?” E l’agnello, tremando:
“Come posso – chiedo – fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”
Quello, respinto dalla forza della verità: “Sei mesi fa – aggiunse – hai parlato male di me!”
Rispose l’agnello: “Ma veramente… non ero ancora nato!”
“Per Ercole! Tuo padre – disse il lupo – ha parlato male di me!”
E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.
Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.»
                      Gaio Giulio Fedro (20/15 a.C. circa – 50 d.C. circa)

 

Non chiedetemi se sono un fan di Donald Trump perché il fatto è irrilevante. Ma se mi domandate se penso che le sue parole, i suoi atteggiamenti e le sue azioni possano portarlo esattamente là dove aspira arrivare, ebbene, tremendamente a malincuore ma senza esitazioni la mia risposta è affermativa. E priva del minimo dubbio. Parrebbe aver inventato un modo nuovo di fare politica, mentre in realtà sta ripercorrendo strade tristemente seguite da altri nel passato.

Il contesto
Sono sempre stato affascinato dall’America anche quando non ne ho condiviso le metodologie. Del resto sono cresciuto con le note di “Sognando la California” dei Dik Dik. Degli Stati Uniti mi ha sempre impressionato l’incredibile capacità di innovare e di diventare un crogiuolo all’interno del quale si fondevano razze, idee e culture, anche se pian piano ho capito che sul fondo del crogiuolo rimanevano un po’ troppe “scorie” che il sistema lasciava da parte ed emarginava senza scrupoli eccessivi. Ho fatto fatica a non lasciarmi sedurre completamente dalla conquista dello spazio, dalla nascita e crescita dell’informatica, dalla potenza del dollaro. C’era sempre qualche effetto collaterale, qualche rovescio della medaglia che i Media stemperavano fino a farlo scomparir. Però il risultato complessivo risultava, o almeno appariva, di segno positivo.

Senso del pudore
Adesso le cose appaiono cambiate in un nanosecondo. Interessante risolvere una crisi – peggio, una guerra terribile e spietata che dura da tre interminabili anni– coinvolgendo solo una delle parti in gioco. A volte mi è capitato da bambino e pure da adulto, di vedere due contendenti incontrarsi per cercare di raggiungere un accordo senza la necessità di un terzo con le funzioni e la credibilità di un arbitro imparziale. Ma, quando giocavo (malissimo) a calcio nei tornei universitari, non mi è mai successo di vedere una squadra che si presentasse sul campo accompagnata da un fischietto di suo esclusivo gradimento.
Evidentemente sta venendo a mancare non tanto il senso della giustizia, che come un Giano bifronte ciascuno può guardare dalla prospettiva che più gli aggrada, quanto il senso del pudore.
Ho più di un dubbio sul fatto che Zelensky meriti l’onore degli altari, ma sentire che è stato lui a volere la guerra con la Russia mi pare un po’ più di una forzatura dialettica. Certo, oggi si ritrova tremendamente solo: gli Usa pensano ai grandi affari possibili attraverso l’esclusiva o quasi del business con Putin oppure con le terre rare da arraffare in Ucraina, la Cina non ha ancora deciso la posizione capace di massimizzare i vantaggi per sé ma sorride sorniona, l’Europa si sta squagliando (ammesso sia mai esistita) sotto le spinte di poteri economici ed industriali che per prosperare hanno bisogno di un contesto fatto di pace, di grandi lavori di ricostruzione, di energia a buon mercato e magari delle forniture per qualche bell’esercito nuovo di zecca. 

E così torniamo a Fedro
Molte delle dichiarazioni che sento in giro – e non solo quella del Boss biondo – mi riportano alla favoletta di Fedro. Poche righe, due protagonisti come il lupo e l’agnello, poche battute prima della conclusione. Tragica. D’altronde, salvo il caso di Davide e Golia, non mi tornano alla mente episodi in cui sia stato il debole ad avere la meglio.
La cosa di gran lunga più triste sarebbe comunque che i molti che per tre lunghi anni hanno difeso – con vari livelli di convinzione ed intensità – Zelensky e l’Ucraina, dopo qualche timida protesta e qualche borbottio sommesso si squaglino e si allineino con i vincitori reali del conflitto. D’altronde il comandamento imperante è uno solo: business is business.