Intelligenza Artificiale? Dappertutto, anche nel Documentale!

Intelligenza Artificiale? Dappertutto, anche nel Documentale!

Intelligenza Artificiale? Dappertutto, anche nel Documentale!

 

tre domande a Domenico Signorini

Direttore Commerciale di SmeUp S.p.a.

 

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Da molto tempo le soluzioni per la gestione dei documenti occupano un posto di rilievo nell’offerta di software applicativo. Non si tratta assolutamente di proposte statiche, già consolidate e digerite nella cultura aziendale, perché negli anni si sono fatti numerosi passi in avanti, dalla semplice dematerializzazione degli archivi alla conservazione con valenza fiscale, dal workflow dei processi alla firma digitale. Però il processo non sembra terminare qui e può riservare ulteriori sorprese.

Si sente parlare sempre più di frequente di AI, Intelligenza Artificiale. Mi sembra che troppo spesso il termine abbia contorni non del tutto precisi e, d’altra parte, prometta vantaggi che non risaltano immediatamente all’attenzione degli imprenditori. In SmeUp l’Intelligenza Artificiale è stata di recente accostata alla Gestione Documentale: puoi spiegare in sintesi che cosa è stato fatto e perché? Così possiamo ragionare in uno scenario dai contorni già noti.

In SmeUp abbiamo sviluppato soluzioni che integrano l’Intelligenza Artificiale (AI) nella gestione documentale per rispondere a un’esigenza sempre più urgente delle aziende: quella di ridurre la carta e migliorare l’efficienza dei processi aziendali. Come sappiamo, la gestione dei documenti è un’attività che comporta una mole significativa di dati e informazioni, che vanno non solo raccolti, ma anche organizzati e qualificati in modo intelligente.
Tra gli aspetti che garantiscono un indubbio miglioramento, crediamo che uno dei primi passi per ogni azienda sia avviare un percorso verso un modello “zero carta”. Questo non significa semplicemente ridurre l’uso della carta, ma soprattutto raggiungere un’efficienza trasversale in tutti i reparti aziendali, ottimizzando la gestione dei flussi documentali e migliorando la capacità di tracciare e riutilizzare le informazioni. La digitalizzazione permette di fare un salto di qualità, e l’Intelligenza Artificiale si inserisce perfettamente in questo contesto, agendo come un “collega digitale”.
L’AI, infatti, si affianca all’utente nella gestione delle informazioni, semplificando attività che tradizionalmente richiederebbero una grande quantità di tempo, come l’acquisizione e l’associazione dei documenti. L’AI è in grado di apprendere dai dati, automatizzare la classificazione dei documenti, migliorare l’archiviazione e rispondere a richieste in modo rapido e preciso. In altre parole, l’Intelligenza Artificiale aiuta a raccogliere e associare le informazioni in modo più semplice e veloce, consentendo agli utenti di concentrarsi su compiti a valore aggiunto.

Quali sono i principali vantaggi per l’azienda cliente nell’utilizzare queste innovative potenzialità dell’AI? E quale passaggio “culturale” (passami il termine) deve avvenire perché il processo vada a buon fine e porti frutti concreti?

L’adozione dell’Intelligenza Artificiale nella gestione documentale offre numerosi vantaggi concreti per le aziende, ottimizzando operazioni che, fino a poco tempo fa, erano laboriose e soggette a errori. Tra i principali benefici per l’azienda cliente, possiamo sicuramente evidenziare:
1. Automatizzazione del Data Entry: l’AI riduce in modo significativo il lavoro manuale di inserimento dati, che spesso è fonte di errori e inefficienze. La gestione automatizzata dei documenti (come fatture, contratti, ordini) permette di migliorare la precisione e la velocità delle operazioni, liberando risorse che possono essere destinate a compiti più strategici.
2. Analisi Visiva Intelligente: l’AI Vision è in grado di estrarre informazioni da contenuti visivi complessi, come immagini, grafici o schemi, che sono spesso difficili da gestire con i tradizionali sistemi di archiviazione. Questo apre nuove opportunità per le aziende che operano in settori come la manifattura, dove i documenti tecnici e le istruzioni sono cruciali.
3. Riduzione degli Errori Manuali: automatizzando l’estrazione e l’elaborazione delle informazioni, l’AI minimizza gli errori umani che si verificano durante l’inserimento dei dati. Questo non solo migliora la qualità delle informazioni nel sistema aziendale, ma permette anche di risparmiare tempo e risorse nel correggere eventuali incongruenze.
4. Efficienza Operativa: i processi documentali, grazie all’automazione, possono essere eseguiti in tempo reale, senza interruzioni o ritardi legati alla gestione manuale. Ciò consente di velocizzare la circolazione delle informazioni tra i vari reparti, con un impatto positivo sui tempi di risposta verso clienti e fornitori.

A livello applicativo, questi vantaggi si riflettono in ambiti specifici come l’automazione dei processi aziendali (ad esempio, la registrazione automatica di documenti nei sistemi aziendali) o nella gestione della documentazione tecnica nel settore manifatturiero. Inoltre, la logistica beneficia enormemente dall’automazione nell’inserimento dei dati relativi ai documenti di trasporto, che possono essere inviati direttamente ai sistemi di tracciamento o CRM.
Tuttavia, uno dei principali ostacoli che incontriamo spesso è la diffidenza e, in alcuni casi, la poca consapevolezza dell’importanza del cambiamento verso la trasformazione digitale. L’adozione dell’AI comporta inevitabilmente un cambiamento culturale all’interno dell’azienda: è necessario che tutti i livelli, dai decisionali agli operativi, siano pronti ad abbracciare il digitale come parte integrante del loro lavoro quotidiano.
Per aiutare le aziende a superare questo passaggio culturale e a comprendere il valore di questa trasformazione, abbiamo oggi un “collega digitale”, in grado di rispondere alle domande degli utenti e guidarli nelle operazioni quotidiane, come se fosse un assistente virtuale disponibile 24 ore su 24, in tutte le lingue. Questo approccio facilita l’interazione con l’AI e aiuta l’utente a comprendere meglio come la tecnologia possa migliorare il suo lavoro, rendendo il processo di digitalizzazione più naturale e meno intimidatorio.
In sintesi, i benefici che le aziende possono trarre dall’integrazione dell’AI nella gestione documentale sono molteplici e concreti: dalla riduzione degli errori e dei tempi operativi all’automazione di processi che migliorano la produttività. Tuttavia, affinché questo processo porti frutti concreti, è fondamentale che l’azienda adotti un approccio culturale aperto al cambiamento, investendo nella formazione dei dipendenti e nell’utilizzo di strumenti che facilitano l’adozione della tecnologia.

È un tema di grande attualità, ma spesso viene descritto in modo astratto o futuristico, e questo crea nei clienti delle aspettative che vanno oltre le possibilità reali che offre oggi questa tecnologia. Cosa ne pensate?

La risposta è articolata, per cui forse è il caso di dare la parola ad Antonio Giarrusso, l’ideatore di Userbot.AI.

Te la do io la sicurezza …

Te la do io la sicurezza …

Te la do io la sicurezza …

 

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Ebbene sì, lo confesso. Mi piacciono i film di spionaggio, anche quelli ostentatamente poco credibili e incentrati sulle gesta di piccole gang senza paura e senza pudore che attraverso qualche idea geniale arrivano ad impadronirsi dei segreti meglio custoditi per trarne profitto.

Ciononostante …
Ciononostante sono rimasto letteralmente allibito nel leggere di come personaggi che, da curriculum, pensavo avessero tutt’altri interessi e tutt’altri obiettivi si sono ritrovati sbattuti in prima pagina per una Spy Story degna del migliore John Le Carré che, per lo meno, aveva servito nei Servizi Segreti britannici durante la Guerra Fredda.
I fatti – o, per essere più precisi, le anticipazioni fornite in conferenza stampa dal Procuratore di Milano Marcello Viola – raccontano di società di investigazioni private che entrano senza incontrare ostacoli negli ambienti più disparati e protetti, tutti studiati e realizzati per custodire informazioni riservatissime. Gli hacker pescano dati a piacere e magari ci mettono un Troyan qua e là per assicurarsi un accesso senza vincoli e drenare spudoratamente qualsiasi cosa ritengano utile, o magari solo promettente, per farci del business. Tradotto: venderlo e guadagnarci una paccata di soldi. Non sono stati mandati da Putin o Xi Jinping o da Kim Jong Un, non sono mafiosi o collegati alla criminalità organizzata (almeno lo spero). Fa un certo effetto scorrere la lista dei loro (supposti?) clienti: stando alle anticipazioni dei PM, tra spioni e committenti troviamo ex poliziotti, amministratori delegati, imprenditori, banchieri, un magistrato. Ma da chi hanno saputo di questa opportunità? L’hanno letto su Il Sole 24 Ore? Ancora più istruttivo – e deprimente – dare un’occhiata all’elenco di chi è stato spiato e perché.

Proposta
Adesso l’istruttoria e il successivo processo inizieranno il proprio lento iter, in questo caso lentezza suggerita dalla complessità del problema e dalla necessità di capire non soltanto chi ha fatto che cosa ma anche chi non ha vigilato con adeguata solerzia. Difficile, estremamente difficile, risalire a chi ha commissionato le imprese dei nostri arditi (e sfrontati) hacker e a chi ne ha tratto beneficio. Non invidio il compito di chi dovrà far luce sulle responsabilità, perché è estremamente probabile che si scontrino con il muro di gomma dei “non ricordo” e … “se c’ero, dormivo”. Anche senza fare della dietrologia, è evidente che la ragnatela di interessi e corresponsabilità non è affatto semplice da decrittare. Fin dai tempi degli antichi Romani c’era un detto inquietante, ancora di estrema attualità: “quis custodiet custodes?” cioè chi controllerà i controllori? Quindi, alla faccia delle normative, dei GDPR e dei consigli ministeriali che in TV ammoniscono le aziende a migliorare la protezione dei propri dati, i grandi Soloni delegati e stipendiati per custodire i segreti più segreti dello Stato e dei cittadini pare che, nell’ipotesi più benevola, non si siano dimostrati all’altezza. I politici la ricetta l’hanno individuata in un baleno: invece di interventi tecnologici, basta inasprire le pene. E qui mi fermo.
Mi piacerebbe pensare ad una specie di “pena del contrappasso”, come direbbe Dante. Visto che i nostri intraprendenti eroi hanno dimostrato di saperci veramente fare, pescando da un sacco di banche dati, incrociando i risultati e analizzando in un baleno le situazioni e gli scenari, perché non impiegarli produttivamente al Ministero delle Finanze? No, non al posto dell’impegnatissimo Giorgetti che si batte indefessamente per conciliare le nozze di chi sperpera i soldi di tutti con i fichi secchi delle entrate fiscali. Piuttosto in una qualche divisione creata ad arte per combattere finalmente con efficacia l’evasione fiscale, quella specie di anguilla di cui tutti parlano ma nessuno riesce ad intrappolare e forse nemmeno a contrastare. Così da una parte li teniamo impegnati fino alla sentenza di terzo grado, dall’altra è possibile che ci aiutino a riportare nella voce “Entrate” qualche vagonata di miliardi. In fondo, non leggiamo che negli Stati Uniti i migliori hacker, invece che seppellirli in galera, se li portano a casa FBI, CIA e compagnia bella?

Conclusione fuori tema
Dopo aver scherzato – a dirla tutta con l’amaro in bocca – meglio chiudere con un messaggio che, a dispetto dell’apparenza, può restituirci serenità e tanta fiducia nel futuro.

Vorrei ricordare Sammy Basso, una persona che avrei tanto desiderato incontrare e che si è inerpicata giorno dopo giorno con serenità e testardaggine per un cammino assolutamente particolare, sempre in antitesi con quelle che sono le quotidianità minime di un bambino, poi di un ragazzo, infine di un uomo. Lui è nato già vecchio e il suo fisico non gli ha concesso di gustare esperienze che diamo assolutamente per scontate. Mi ha sempre trasmesso un senso di equilibrio e di profondissima umanità. Ha percorso la sua vita in maniera assolutamente lineare, senza lasciarsi influenzare dalla sua peculiarità, concludendo gli studi con una laurea in Scienze Naturali seguita da una specializzazione in Molecular Biology e tutto a tempo di record, forse perché era conscio che la sua unità di misura degli anni non era la stessa di tutti gli altri. Ed ha gestito la sua particolarità guardando soprattutto agli altri, se a vent’anni ha costituito una associazione per lo studio della sindrome di Hutchinson-Gilford (HGPS), detta Progeria perché genera un invecchiamento estremamente precoce.
Ha concluso la sua esistenza di quaggiù a 28 anni al termine di una festa alla vita, quella delle nozze di amici che lo ricordano citando “il privilegio di aver condiviso una parte del nostro viaggio con lui”. Non è il caso di aggiungere parole.

 

Alberto Delaini

Come un’acquisizione IT sboccia e fiorisce

Come un’acquisizione IT sboccia e fiorisce

Così un’acquisizione nasce e fiorisce

 

quattro domande a Mario Goretti

Amministratore Delegato di Agomir S.p.a.

 

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Nel numero precedente di Breaking News avevamo chiesto a Mario Goretti le logiche che hanno portato Agomir ad una espansione basata sull’acquisizione di realtà complementari alla loro. Pensiamo sia interessante un secondo intervento che analizzi un caso reale che la loro realtà ha vissuto.

 

La domanda può essere indiscreta, per cui considerati libero di riferire le esperienze di un caso di acquisizione evitando di citare il nome dell’azienda cui fai riferimento. Puoi ripercorrere sinteticamente una delle vostre esperienze in materia, spiegando come è avvenuto il contatto e quale è stato l’iter e la durata del processo?

Negli anni abbiamo affrontato diversi percorsi di acquisizione, effettivamente tutti piuttosto diversi nelle loro dinamiche, ma certamente accumunati da un “feeling umano” piuttosto tangibile.
Volendo portare ad esempio un caso specifico, penso ad una realtà conosciuta anni fa, mediante un consulente esperto di operazioni M&A, che rispondeva perfettamente alle nostre esigenze di allargare gli orizzonti geografici attraverso aziende con soluzioni e competenze in ambito ERP.
Già dai primi incontri e dalle prime videocall si era capito che il “dizionario” utilizzato tra le parti era molto simile, così come l’approccio pragmatico allo sviluppo e all’assistenza dei tanti clienti che componevano il parco ben fidelizzato di quell’azienda.
I soci storici volevano cedere l’intero pacchetto azionario, per sopraggiunti limiti d’età, ad una realtà in grado di comprendere le esigenze dei loro clienti, salvaguardando sia i collaboratori che le soluzioni software, anzi ipotizzando anche un potenziamento della struttura nel tempo. Agomir ben rispondeva a queste caratteristiche, quindi la strada è stata tracciata sin da subito, trattando a priori anche gli aspetti economici dell’operazione, onde evitare di disperdere tempo ed energie in caso di divergenze tra domanda ed offerta. In 6 mesi circa la trattativa si è conclusa con tutti i dettagli e le formalità del caso.

Quali sono stati gli elementi che maggiormente hanno facilitato questa fusione? Qual è stato il peso degli elementi oggettivi, quali le competenze tecnologiche o applicative, e quale quello del feeling che è nato con la proprietà e il management durante i diversi passaggi di reciproca conoscenza?

L’approccio umano è stato fondamentale e sempre lo sarà. Così come la condivisione dei modelli operativi per affrontare le richieste del mercato e la sua espansione nel tempo, basandosi su casi pratici, con pochi modelli teorici.
Certamente la possibilità di integrare o addirittura adottare nativamente alcune soluzioni software ha permesso di accelerare sia la conoscenza reciproca che le dinamiche del business, permettendo ai colleghi tecnici e commerciali di operare sin da subito su alcuni progetti comuni.
E’ stato altresì importante andare a visitare di persona, uno alla volta, tutti i principali clienti, per raccogliere “dal vivo” giudizi, necessità e desideri, portando in modo franco le nostre idee sullo sviluppo dell’azienda.

Una volta concluso il processo formale, come è avvenuta la fusione tra le due realtà? Quale contributo ritieni che abbia portato loro i maggiori vantaggi? Il Brand di Agomir? La vostra struttura commerciale e marketing? La disponibilità per loro di accedere a risorse tecnico-applicative più ampie o magari solo più numerose?

Il nostro modello commerciale e marketing è sicuramente un elemento di “spinta”, perché permette di approcciare sia i clienti esistenti che quelli potenziali in modo programmato, in una logica di servizio, raccogliendo feedback dal campo piuttosto oggettivi, sui quali poter impostare i passi successivi.
Ovviamente anche la crescente dimensione aziendale, frutto di sinergie e fusioni societarie vere e proprie, impreziosisce la narrazione al parco clienti esistente, sempre più alla ricerca di fornitori qualificati e con una visione prospettica supportata da “spalle larghe”.
Inoltre, grazie alla “mappatura delle competenze” dei vari reparti tecnici, l’approccio ai progetti sia in ambito software che sistemistico diventa nel tempo più robusto ed oggettivo, senza ovviamente peccare di concretezza.

Per concludere, puoi darci una sintetica valutazione su queste vostre, ormai numerose, acquisizioni? Ripartendo da zero adesso, che cosa cambieresti? I tempi, accelerando o rallentando? Le dimensioni delle società incorporate? La loro posizione geografica?

Molte azioni sono frutto dei pensieri e delle esperienze del momento, quindi con il famoso “senno di poi” forse avremmo potuto compiere alcuni passi in modo diverso. Penso, ad esempio, al ritmo lento di alcune operazioni per cavilli burocratici imposti (erroneamente … con il senno di poi…) da professionisti esterni non sempre esperti del business trattato. Oppure il non aver considerato sin da subito le esigenze di soci non operativi, a volte più “pretenziosi” di quelli che vivono l’azienda quotidianamente.
Credo anche che avremmo potuto aumentare il numero di operazioni straordinarie, ma il “passo alpino” è una caratteristica innata della nostra azienda e delle persone che la compongono, sebbene ora stiamo imprimendo un’accelerazione in linea con il dinamismo del mercato.

Premiata l’efficienza digitale in produzione

Premiata l’efficienza digitale in produzione

Premiata l’efficienza digitale in produzione

 

progetto premiato al Digital360 Awards 2024

Alberto Delaini - Delaini & Partners

L’ambientazione è quella suggestiva di Lazise, le sue mura scaligere e la penisola di Sirmione a fare da sfondo. Ma non si tratta di un incontro per promuovere il turismo, qui si parla di innovazione.
Digital360 Awards, che si svolge con cadenza annuale contestualmente al CIO Summit, è il contest che premia le migliori applicazioni basate su strumenti innovativi IT. La selezione è estremamente impegnativa considerando che nell’ottava edizione, tenuta dal 26 al 28 settembre scorsi, si è partiti da centinaia di progetti candidati sottoposti al vaglio di oltre duecento CIO di primarie aziende private e pubbliche. Una caratteristica interessante del riconoscimento è che non vengono premiati i prodotti bensì i progetti realizzati, fattore che contribuisce a mettere sul piatto della bilancia i risultati ottenuti in una realizzazione d’eccellenza.
La fase finale ha riguardato le trenta migliori soluzioni identificate dalla giuria, suddivise in sette categorie oltre a tre premi speciali. Nell’ambito della “Sostenibilità” il riconoscimento è stato attribuito ad Every Software Solutions.

SDS-FullService per il controllo delle sostanze chimiche pericolose
Il sistema presentato si chiama SDS-FullService e l’esperienza di successo è quella della E.Miroglio, importante azienda della filiera tessile del Fashion, con sette unità produttive distribuite tra Italia e Bulgaria.
Il settore del Fashion da anni è nel mirino a causa del suo impatto produttivo sulla salute umana, sull’ambiente e sulle difficoltà connesse all’uso in produzione, allo smaltimento, al riuso e al riciclo di enormi quantità di prodotti contenenti sostanze tossiche. Non a caso si parla spesso di moda green, un trend alimentato dal Green Deal europeo e dalla crescente attenzione del mercato e dei consumatori alla sostenibilità. Questa pressione, unita all’esigenza di rispettare le numerose normative vigenti, spinge le aziende del settore ad essere estremamente attente alle sostanze chimiche pericolose presenti nei materiali e nei processi di produzione, con l’obiettivo di ridurne l’utilizzo o sostituirle con alternative meno dannose per la salute e per l’ambiente.

Il progetto premiato
Grazie all’introduzione di SDS-FullService ed alla collaborazione di Every Software Solutions, E.Miroglio, in meno di un mese, ha digitalizzato e automatizzato i processi di controllo delle sostanze chimiche in conformità alle MRSL (Manufacturing Restricted Substances List), ottenendo anche vantaggi tangibili in sede di visite ispettive, audit e certificazioni.
La soluzione SDS FullService offre metodologie, servizi e soluzioni digitali innovativi in grado di:
• trasformare automaticamente le Schede Dati di Sicurezza (SDS) in una banca dati strutturata di informazioni sui prodotti chimici
• organizzare la ricezione delle SDS dai fornitori
• centralizzare l’archiviazione e la gestione delle SDS
• consentire ricerche immediate ed efficaci
• semplificare le verifiche di conformità
• generare una reportistica affidabile
• integrare e mantenere aggiornate le MRSL pubbliche
• integrare liste private di sostanze da monitorare

Il progetto di adozione di SDS FullService, iniziato nel 2023, ha coinvolto quattro reparti degli stabilimenti italiani di Valli del Pasubio (Vicenza): tintoria, impianti tecnici, manutenzione e trattamenti teli campionario.

Il premio speciale “Sostenibilità” attribuito a SDS-FullService sottolinea anche che la soluzione non riguarda esclusivamente imprese del settore chimico ma è facilmente replicabile in qualsiasi settore industriale che faccia uso di prodotti chimici.

Every Software Solutions

info@everysws.com – www.every-sws.com

Prima dell’acquisizione mi tiro a lucido

Prima dell’acquisizione mi tiro a lucido

Prima dell’acquisizione mi tiro a lucido

quattro domande a Marco Zingarelli

Co-Founder e AD di Cygni Srl

 

 

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Abbiamo riscontrato un fortissimo interesse – sia tra gli operatori informatici che tra le aziende che usufruiscono di soluzioni e servizi IT come clienti – sul tema delle fusioni tra società IT. Analizziamo le attività e le esperienze di Cygni, una realtà che aiuta le imprese interessate, sia dalla parte di chi acquisisce che da chi viene acquisito, ad incontrarsi ed a mettere a punto sinergie che possano migliorare in maniera significativa i risultati e le competenze di entrambe.

 

Cygni rappresenta una realtà con una storia aziendale relativamente breve ma alle cui spalle stanno competenze ed esperienze professionali che condensano decenni di storia dell’IT in Italia. Ci vuoi spiegare come è nata l’iniziativa?

Cygni è nata dall’iniziativa di professionisti che, prima ancora di essere consulenti, hanno maturato un’esperienza imprenditoriale diretta nel settore delle tecnologie. Questo background permette loro di comprendere non solo gli aspetti tecnici di un progetto, ma anche le motivazioni e le sfide che chi affronta un processo di M&A deve considerare, specialmente in vista di possibili aggregazioni con altre strutture. L’obiettivo di Cygni è offrire una risposta non solo finanziaria ma anche di concretezza tecnica, organizzativa e di complementarietà umana tra gli attori di un progetto di finanza straordinaria.

Il fatto che le società si trasformino è assolutamente fisiologico e che questo avvenga pure per le realtà dell’informatica non deve stupire. Piuttosto direi che, come è già avvenuto negli scorsi decenni per le imprese “normali” (passami la semplificazione) che sono state proiettate a competere all’interno di scenari non più locali ma nazionali, continentali e non di rado mondiali anche quando si trattava di PMI, lo stesso sta succedendo per gli operatori IT. Solo che la loro trasformazione, più che a livello geografico, viene forzata dalla domanda di mercato in direzione dell’ampliamento delle competenze tecnologiche ed applicative. Ne consegue che la necessità di associarsi – indipendentemente dalla forma scelta – è diventata un “must”. Come vi inserite in questo scenario?

Un progetto di M&A, secondo Cygni, richiede un’analisi e una validazione degli obiettivi industriali e di mercato prima ancora di essere strutturato finanziariamente. La finanza in questo contesto diventa un fattore abilitante, uno strumento per accelerare e ottimizzare i processi che portano a una valorizzazione eccellente. Cygni, agendo sia per i potenziali acquirenti sia per i venditori, offre competenza nell’identificazione dei soggetti ottimali, assicurando che ogni attore inserito nel progetto di M&A contribuisca a raggiungere gli obiettivi di crescita e trasformazione con successo.

Molte realtà informatiche nazionali sono nate su una base che potremmo – senza offesa, anzi! – definire artigianale: alcuni professionisti che si associano e creano intorno a loro un team coeso ed efficiente. Quando questo schema si apre a collaborare con terzi per effetto di acquisizioni, fusioni o altro, non tutti sono perfettamente preparati alla trasformazione. Qual è la vostra strategia ed il vostro contributo in merito?

La strategia di Cygni si concentra sull’integrazione e sul miglioramento organizzativo delle società software che si apprestano a essere acquisite. Grazie alla nostra esperienza in M&A, guidiamo le aziende non solo durante le fasi di negoziazione e due diligence, ma anche nell’implementazione di modelli organizzativi che favoriscano una transizione agevole. Il nostro team si occupa di supervisionare ogni fase, coinvolgendo professionisti qualificati per assicurare che la fusione o acquisizione sia strutturata per il successo a lungo termine e per massimizzare le sinergie tra le competenze delle due realtà

Una curiosità: qual è la tipologia di società che con maggiore frequenza si rivolge a voi? Piccole o medie o grandi? Per acquisire o per essere acquisiti?

Cygni lavora con una varietà di aziende, dalle piccole alle grandi realtà, che operano nel mercato IT e ICT. In generale, ci rivolgiamo sia a piccole e medie imprese che vogliono essere acquisite per accedere a risorse e competenze più avanzate, sia a società più strutturate che intendono crescere acquisendo competenze esterne per migliorare la propria offerta tecnologica. La flessibilità della nostra boutique di consulenza ci permette di adattare i nostri servizi alle necessità di ciascun cliente, indipendentemente dalla loro dimensione o dal ruolo che assumono nel processo di M&A