IBM i non è morto, è semplicemente troppo impegnato a innovare

IBM i non è morto, è semplicemente troppo impegnato a innovare

IBM i non è morto, è semplicemente

troppo impegnato a innovare (tra AI e sicurezza)

quattro domande a Giancarlo Lui

Chief Technology Officer di Horsa Power

Claudio Leonardi, CEO di 4Securitas S.r.l.

Negli ultimi anni si sente spesso dire che piattaforme storiche come IBM i siano destinate a scomparire, considerate “tecnologie del passato” in un mondo sempre più orientato al cloud e all’intelligenza artificiale. Dalla vostra esperienza quotidiana, qual è la realtà di IBM i oggi e quale ruolo può ancora giocare nel futuro tecnologico di sicurezza e AI?

Rispondo sempre con un sorriso. Affermare che IBM i è morto è il sintomo di una superficialità tecnologica. Non è una piattaforma che ‘resiste’, è una piattaforma che evolve continuamente. Noi in Horsa Power lo vediamo ogni giorno: sistemi mission-critical che costituiscono la spina dorsale di aziende fondamentali operano con un’affidabilità e una resilienza che molti ambienti ‘di moda’ possono solo invidiare. IBM i non è un relitto, è un ecosistema che ha saputo integrare sicurezza nativa, scalabilità e ora anche apertura verso l’intelligenza artificiale. Il fatto che sia qui dopo 35 anni e che IBM ne abbia pianificato la Roadmap fino al 2038 non è fortuna: è design ingegneristico superiore.
Non è morto, è semplicemente troppo impegnato a funzionare perfettamente per preoccuparsi delle chiacchiere. 

 

Quali sono le principali sfide tecnologiche che Horsa Power sta affrontando in questo momento sul fronte IBM i? Si concentrano principalmente sulla sicurezza o ci sono altri driver emergenti?

Siamo interamente concentrati su due binari paralleli e cruciali. Il primo è rafforzare l’invulnerabilità dell’esistente contro attori malevoli sempre più sofisticati. Il secondo, ed è il driver di business del futuro, è rendere i dati gestiti da Power attraenti e accessibili ai moderni motori di Intelligenza Artificiale. La sfida non è solo avere i dati, ma dimostrare che sono puliti, protetti e pronti per l’analisi predittiva, un processo che sul Power è estremamente performante.

La sicurezza informatica è una preoccupazione costante per le aziende. In che modo la piattaforma IBM i, che vanta standard di sicurezza storicamente elevati, si sta preparando ad affrontare le minacce attuali e future, magari integrando nuove soluzioni?

La sicurezza su IBM i parte da una base rocciosa – il separation of privilege nativo – che molte architetture a strati non possiedono. La nostra preparazione oggi è sull’estensione di questo modello. Stiamo lavorando moltissimo sulla visibilità end-to-end, l’adozione di standard zero-trust e l’integrazione di sistemi di monitoraggio avanzati che parlino fluentemente il linguaggio IBM i, fornendo ai clienti non solo sicurezza per default, ma anche alert contestualizzati e automatizzati sugli accessi a livello di oggetto o applicativo. L’obiettivo è trasformare l’inerente solidità in una difesa proattiva.

L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando ogni settore. Qual è la strategia di Horsa Power per integrare e sfruttare l’AI sulle applicazioni e sui dati che risiedono sui sistemi IBM i dei vostri clienti?

La strategia è pragmatica: portare l’AI dove la verità è conservata. I sistemi IBM i contengono la fonte della verità aziendale. Non vogliamo spostare tutto. La nostra innovazione risiede nel creare ponti robusti e ad alta velocità tra DB2 su i e motori di ML/AI moderni, spesso tramite API e servizi Cloud. Inoltre, stiamo esplorando come usare l’AI dentro l’OS stesso per ottimizzare performance e diagnosi. Dobbiamo dimostrare che la risorsa AI più potente è quella che analizza i dati veri, non quelli replicati altrove. Il Power è perfetto per questo.

Il PC? Roba di 60 anni fa!

Il PC? Roba di 60 anni fa!

Il PC ? Roba da 60 anni fa !

 

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

 

Sono entrato in IBM, proprio per caso, nel 1975 e mi sono istantaneamente innamorato dell’informatica. Non in senso tecnologico quanto per le potenzialità che i computer, allora agli esordi nel supporto alle PMI italiane, avrebbero offerto alla gestione aziendale.
Sul mercato nazionale il “nemico” – parola terribile che però fotografava la rivalità quasi ideologica di quell’epoca – era una società nazionale, presente in maniera capillare in qualsiasi piccolo centro grazie ad una futuristica strategia di franchising ante litteram messa in piedi da un personaggio semplicemente geniale. Perché Adriano Olivetti (1901-1960), nonostante la prematura scomparsa e le limitate risorse dell’Italia di allora, ha lasciato una traccia indelebile nell’informatica mondiale, non nazionale.

L’epoca delle elettrocontabili
Quando mi sono affacciato, imbranato come ogni principiante, a questo scenario, l’Olivetti era un orgoglio e quasi una fede per tutte le piccole aziende. Al punto che ricordo un ragioniere, direttore amministrativo di un’aziendina con vista sul Lago di Garda, che dopo avermi educatamente ascoltato illustrare le potenzialità del Sistema/32 IBM, grande come una scrivania con tastiera e con un piccolissimo video, si è aperto in un sorrisetto come di compatimento: “Eh, ingegnere, lei vuole proprio raccontarmela. Meno male che il mio amico dell’Olivetti mi ha già spiegato che il futuro non è in quello che racconta lei ma nelle elettrocontabili a schede!”
Che, per inciso, è vero che costringevano l’operatore ad inserire in sequenza più schede di cartoncino per completare l’operazione (una per la fattura, una per la scheda cliente, una per l’Iva), però quando un conto era in negativo lo rappresentavano a caratteri rossi, mica solo con il segno meno! Ho ringraziato, stretto la mano e sono uscito: di fronte alla fede non ci sono argomenti che tengano.

Il primo PC
Ma quello che avrei saputo solo dopo e che mi è tornato alla mente leggendo l’articolo del Corriere della Sera di questi giorni, firmato da Dario Basile, intitolato “Compie 60 anni il primo PC al mondo” (che invito caldamente a leggere) è una meravigliosa pagina che riflette l’inesauribile inventiva delle nostre genti.
Per farla breve: nel 1955 a Ivrea nasce il progetto dell’Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano; quattro anni dopo la morte di Adriano Olivetti nel ’60, il figlio Roberto è sostanzialmente costretto a vendere la divisione elettronica alla General Electric. Tutta la struttura salvo un piccolo progetto, apparentemente velleitario se non fuori di testa, quello di un computer da scrivania.
Oggi sembra assurdo, ma un microscopico team si è trovato ad affrontare tutta una serie di problematiche, comprese quelle collaterali agli aspetti tecnici: dal lavoro certosino sui costi, visto che le componenti elettroniche erano carissime, alle istruzioni che dovevano essere facili e comprensibili ad una platea di non esperti.

La Mostra di New York
La Olivetti e il suo staff dimostrano un coraggio ed una preveggenza incredibili, così che quando nell’ottobre 1965 la macchina, denominata Programma 101, viene esposta alla Mostra Internazionale di Macchine per Ufficio di New York ne diviene immediatamente la protagonista. Tanto per dire, tra i primi acquirenti ci fu la Nasa che li utilizzò per il calcolo delle rotte lunari destinate a portare nel 1969 l’uomo sulla luna con la missione Apollo 11. Un successo incredibile.
Piccolo problema: per competere in quel mercato – tutto ancora da inventare – sarebbero servite non solo grandi risorse finanziarie, ma pure competenze che l’Olivetti non aveva più dopo la cessione dell’intera divisione elettronica alla General Electric. Fine di un sogno.

L’azienda del futuro? Immaginala con IBM i

L’azienda del futuro? Immaginala con IBM i

L’azienda del futuro? Immaginala con IBM i 

Due occasioni per far diventare realtà le tue aspettative

 

A volte non sappiamo in che modo trasformare in realtà le  aspettative per la nostra azienda. Servono occasioni di confronto capaci di illustrarci in termini pratici le modalità che oggi sono alla nostra portata.

Per fare il punto della situazione, sono stati organizzati due eventi:

  • 30 ottobre a Milano con Formula e BlueIT
  • 31 ottobre a Caserta con Sanmarco Informatica

La corsa al futuro dell’ERP secondo Formula e BlueIT

Formula e BlueIT organizzano un evento presso gli IBM Studios per parlare di innovazione tecnologica attraverso strumenti e soluzioni che garantiscono al contempo stabilità, sicurezza e profondità.

Durante l’evento verranno esplorate le dinamiche del mercato ICT italiano e la loro connessione con i bisogni delle imprese, approfondendo in particolare l’adozione strategica delle nuove tecnologie e come possono essere adottate step by step.

Ascolteremo il punto di vista IBM che delineerà le modalità con cui portare l’innovazione su Power illustrandola propria strategia sull’infrastruttura tecnologica, per poi passare ai Technical Workshop durante i quali Formula e BlueIT entreranno nel vivo presentando il modello di collaborazione sviluppato e tutti i vantaggi riscontrabili delle aziende nell’adozione di un ERP evoluto e nella modernizzazione dell’infrastruttura IBM i.

30 ottobre 2025
Dalle 9:30 alle 13:00
IBM Studios, Piazza Gae Aulenti 10 – Milano 

L’evento ha posti limitati ed è dedicato ad aziende clienti finali: ci riserviamo di confermare le iscrizioni.

ERP, Intelligenza Artificiale, cloud e tecnologie IBM per semplificare i processi aziendali e aumentare la sicurezza: partecipa all’evento e scopri le ultime novità e le migliori soluzioni digitali per un’azienda più efficiente, integrata e conforme alla NIS2

31 ottobre 2025
Dalle 17:00 alle 22:00
Museo della Seta del Belvedere di San Leucio, Caserta

Sanmarco Informatica, IBM Gold Partner, ti invita a un evento esclusivo dedicato alla trasformazione digitale dell’azienda. L’incontro sarà un’occasione unica per approfondire come tecnologie avanzate di IBM e Sanmarco Informatica, l’Intelligenza Artificiale, il cloud e la cybersecurity possono ottimizzare i processi aziendali e garantire continuità operativa.

Potrai scoprire le potenzialità delle soluzioni digitali integrate di Sanmarco Informatica e della nuova versione dell’ERP Jgalileo, analizzare i temi della sicurezza informatica, della conformità alla Direttiva NIS2 e della solidità della piattaforma IBM, e conoscere le ultime novità sull’Intelligenza Artificiale applicata a contesti aziendali e industriali, di produzione e distribuzione.

NUOVO IBM Power 11, E’ ORA!

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Nel Luglio 2025 IBM ha annunciato Power11; la nuova generazione di server IBM® Power®, ridisegnato con novità a livello del processore, dell’architettura hardware e dello stack di virtualizzazione che AUMENTA IL LIVELLO DEL TUO IT AZIENDALE

Power11 is / Zero tempo di inattività pianificato per la manutenzione del sistema.
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Power11 is / IT efficiente per un risparmio di tempo e denaro.
Power11 is / Per la continuità operativa, gestendo sia la disponibilità pianificata che quella dovuta a incidenti informatici.

Risorse Digitali utili
-> Portale tematico IBM power https://ibm-power.computergross.it/
-> Canale Linkedin dedicato https://www.linkedin.com/company/computer-gross-ibm
-> IBM Power11 alza il livello dell’IT aziendale
-> IBM WatsonX Competenze Center – Soluzioni AI per la tua azienda Home – AI Competence Center for watsonx

Se vuoi entrare in contatto con noi per le soluzioni IBM contattaci subito!

Tre secoli di elaborazione dati : dall’Elettromeccanica all’Elettronica

Tre secoli di elaborazione dati : dall’Elettromeccanica all’Elettronica

Tre secoli di elaborazione dati

 

dall’elettromeccanica all’elettronica

Alberto Delaini - Delaini & Partners

I CENTRI MECCANOGRAFICI IN EUROPA
Nel primo decennio del secolo le macchine meccanografiche vengono introdotte con successo in Gran Bretagna e in Germania, diffondendosi poi anche negli altri Paesi europei. Mentre continua l’impiego massiccio degli impianti Hollerith per i censimenti della popolazione, dalla Norvegia all’Egitto, dal Portogallo alla Bulgaria, circa 150 macchine sono installate in Europa alla fine del 1913 per conto di enti pubblici, aziende industriali e società commerciali. Dieci anni più tardi la sola Gran Bretagna conta un centinaio di installazioni e in Germania funzionano 116 tabulatrici e 100 selezionatrici.
La prima installazione di macchine meccanografiche in Italia risale al 1914, quando alcune unità vengono consegnate alla Pirelli e all’Istituto Nazionale Assicurazioni. All’inizio degli anni trenta diversi centri sono installati presso enti governativi (Ferrovie dello Stato, Ufficio Centrale di Statistica, INPS), industrie (Fiat, Montecatini, Snia), compagnie di assicurazione (Assicurazioni Italia, Riunione Adriatica di Sicurtà), società elettriche e di trasporti.
Nel 1940 il nostro Paese conta una sessantina d’impianti; dopo una leggera flessione dovuta alla guerra, il loro numero sale rapidamente a 80 nel 1948 e a 139 nel 1950.

I CALCOLATORI ELETTROMECCANICI
Mentre le macchine a schede perforate si vanno diffondendo nel mondo degli affari per la loro capacità di elaborare informazioni, continuano gli studi di matematici e scienziati per costruire dei dispositivi che siano in grado di effettuare ad altissima velocità i calcoli necessari a risolvere svariati problemi scientifici, dalle previsioni meteorologiche ai calcoli delle orbite lunari.

Il calcolatore nel salotto
Nel 1936 il ventiseienne tedesco Konrad Zuse inizia a costruire nel salotto dei genitori, con mezzi semplici e rudimentali, un calcolatore elettromeccanico, chiamandolo Z1. A questo seguono altri modelli più perfezionati, Z2, Z3 e Z4, che impiegano migliaia di relé e che vengono in parte finanziati durante la seconda guerra mondiale dagli uffici governativi. Pur non avendo alcuna conoscenza degli analoghi studi in corso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, Zuse introduce nelle sue macchine due principi fondamentali dei moderni elaboratori: la rappresentazione binaria dei numeri e il controllo programmato mediante nastro perforato.

Mark 1: si realizza il sogno di Babbage
Dopo sette anni di studi nel 1944 viene realizzato dal professor Howard H. Aiken dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti, in collaborazione con la IBM, il primo calcolatore aritmetico universale, che riprende le intuizioni di Charles Babbage e l’idea delle schede perforate del telaio Jacquard.
Noto come Mark 1, il calcolatore (Automatic Sequence Controlled Calculator) è guidato nel suo funzionamento da una serie di istruzioni rappresentate da fori su un nastro di carta. Leggendo queste istruzioni e i dati introdotti mediante schede perforate, la macchina procede da sola senza alcun intervento dell’uomo e fornisce i risultati del calcolo perforandoli su schede o stampandoli attraverso due macchine per scrivere elettriche.
Chiamato familiarmente “Bessie” dagli specialisti, il Mark 1 è costituito da 78 calcolatrici collegate fra loro. Contiene oltre 3.300 relé che mettono in movimento organi meccanici, quali accumulatori a ruote, contatori ecc., ed è capace di sommare due numeri di 23 cifre in tre decimi di secondo o di moltiplicarli in circa 6 secondi.
Il Mark 1 conclude un importantissimo capitolo nella storia del calcolo aritmetico: realizza il sogno di matematici e scienziati e completa il ciclo di ricerche iniziato tre secoli prima dal giovane Pascal. L’uomo è riuscito a costruire macchine da calcolo funzionanti automaticamente: una volita introdotte le istruzioni e i dati da sommare o da dividere, il calcolatore è in grado di eseguire i calcoli e di emettere i risultati.

IL PRIMO CALCOLATORE ELETTRONICO DELLA STORIA
Nel 1943 l’Università della Pennsylvania propone all’esercito degli Stati Uniti la realizzazione di una macchina capace di risolvere ad altissima velocità i problemi balistici dell’artiglieria. Progettato da J. Presper Eckert, John W. Mauchly ed Herman H. Goldstine, il calcolatore entra in funzione nel febbraio 1946 con il nome di ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computer) e viene impiegato per svolgere, oltre ai calcoli balistici per i congegni automatici di tiro, vari lavori
scientifici che vanno dallo studio dei raggi cosmici alle ricerche sull’energia atomica.
Nell’ENIAC vengono eliminate tutte le parti meccaniche in movimento per rappresentare i numeri, come i contatori a ruote, sostituite con tubi a vuoto che vengono attivati mediante impulsi elettronici e che indicano le varie cifre mediante il proprio stato di accensione o di spegnimento. Poiché gli impulsi elettronici si muovono migliaia di volte più velocemente di un dispositivo elettromeccanico, l’ENIAC è in grado di effettuare oltre 300 moltiplicazioni al secondo, anziché una sola come i calcolatori elettromeccanici più perfezionati.
Il primo calcolatore elettronico della storia impiega 18.000 tubi elettronici, pesa oltre 30 tonnellate e occupa una superficie di 180 metri quadrati. Pur essendo molto veloce, è costruito per svolgere essenzialmente un unico compito: i calcoli connessi alle traiettorie balistiche. Per predisporlo quindi a risolvere un problema diverso, è necessario modificare manualmente la posizione dei vari interruttori e le connessioni dei fili elettrici, impiegando parecchie persone per alcuni giorni.

… continua nel prossimo numero di Breaking News!

La crescita “in perdita”

La crescita “in perdita”

La crescita “in perdita”

Perché il tuo margine aziendale è ostaggio delle Operations (non delle Vendite)

 

Qualche anno fa, mi trovai di fronte a un CEO che, nonostante un incremento notevole del fatturato, era in una situazione di stallo finanziario. Mi disse, con una frustrazione palpabile: “Le vendite crescono, abbiamo più ordini, ma il conto economico resta fermo. Dov’è il margine che manca?
Questa domanda, all’apparenza semplice, nasconde una delle patologie più diffuse nelle aziende manifatturiere medio-grandi: la crescita “in perdita” o la crescita non profittevole.
L’istinto del management è spesso quello di premere sull’acceleratore commerciale, investendo in nuovi venditori o campagne di marketing. Ma in quel caso, come accade nel 90% delle situazioni analoghe, il problema non risiedeva nell’efficacia del reparto commerciale. La debolezza, la vera voragine che risucchiava il margine, era nella macchina operativa.

Il cuore dell’azienda era affetto da una profonda disconnessione sistemica:
1. Produzione in rincorsa: Operazioni che lavoravano incessantemente per recuperare ritardi, generando Work in Progress in eccesso e utilizzando le risorse più costose per gestire le urgenze, anziché il flusso pianificato.
2. Pianificazione statica: L’MRP tradizionale o una pianificazione basata su previsioni inaffidabili costringeva l’azienda a tenere inventari eccessivi (un vero e proprio “cimitero di liquidità”) che nascondevano i veri colli di bottiglia.
3. Supply Chain scollegata dal mercato reale: La logistica e gli acquisti non erano sincronizzati con la reale domanda finale, traducendosi in Lead Time lunghi che costringevano le vendite a negoziare al ribasso o a perdere ordini premium.

Il Margine non è un Output Commerciale, è un Output Operativo.

Abbiamo applicato il metodo della Theory of Constraints (TOC) per reindirizzare lo sforzo e l’attenzione. Dopo una fase di Analisi Aziendale per identificare il vero Fattore Limitante e circa 6 mesi di lavoro metodologico con il team operativo e commerciale, il risultato è stato tangibile:
•🔧 KPI rivisti: Abbandono delle metriche di efficienza locale a favore del Throughput (velocità del flusso di cassa).
•🔁 Processi ritarati: Implementazione di un sistema Pull (es. Drum Buffer Rope) che ha sincronizzato la produzione con il vincolo.
•📈 Risultato: Margine netto recuperato e stabilizzato a +9%. Non vendendo di più, ma lavorando meglio.

Oggi, molte aziende stanno vivendo una situazione simile. La leva per invertire la tendenza non è solo vendere di più o tagliare i costi in modo indiscriminato. È rendere più profittevole ed efficiente l’intera catena del valore, focalizzando ogni risorsa e investimento su quel singolo punto (il vincolo) che sblocca il potenziale di profitto dell’intera organizzazione.