Le Software House cambiano – 2^ parte
D&P: analisi di mercato
Come cambiano le Software House
Nella prima parte dell’indagine, pubblicata nel mese scorso e che potete trovare qui, abbiamo cercato di dare una panoramica condita da elementi statistici sull’evoluzione delle società che in Italia si occupano di software. Proseguiamo nel documento puntando l’attenzione su due aspetti chiave: le loro competenze e le loro strutture. Per le prime facciamo un raffronto tra i dati relativi a fine 2024 e quelli a fine 2019, prima della “tempesta” Covid che ha stravolto molte situazioni. Per le seconde analizziamo l’organizzazione che le software house si sono date, guardando alle filiali che hanno aperto ma anche alla consistenza dei Gruppi che negli ultimi anni si sono formati o consolidati. Non trascuriamo nemmeno di verificare la presenza di realtà con capogruppo estera,
Alberto Delaini
Email: alberto@delainipartners.it
Cell.: +39 348.2624906.
Le competenze tecnologiche si evolvono
Negli anni la domanda di prodotti e servizi è cambiata e, di conseguenza, le software house hanno dovuto adeguare i propri skill per evitare di perdere competitività. Spesso hanno dirottato le competenze dei collaboratori su piattaforme differenti ma anche su prodotti differenti. E qui non mi riferisco tanto alla sostituzione di un ERP (o un documentale o un CRM) con un altro, quanto all’esigenza di affrontare tematiche che in precedenza non suscitavano l’interesse delle aziende.
Vediamo qualche numero prima di commentarlo.

Due premesse prima che qualche lettore storca il naso:
– Microsoft non è citata per il semplice fatto che oggi rappresenta il prerequisito per qualsiasi competenza informatica e la sua percentuale sarebbe stata del 100% tondo tondo
– ci siamo permessi di inserire (più o meno a sproposito) la Privacy e la Security, che sembrerebbero fuori posto ma che viceversa, per molti operatori IT, rappresentano una fetta consistente e talora predominante del volume d’affari.
Entrando nel merito dei numeri, i primi commenti che ci sembrano meritevoli sono:
– As/400 (o IBMi) perde qualche punto ma non crolla, considerando che le aziende che continuano ad utilizzarlo ci investono con continuità e che la sua presenza in Italia (grossomodo oggi ne risultano installati 10.000) rimane ragguardevole, soprattutto guardando alle dimensioni dei clienti
– Unix e Linux rimangono sostanzialmente stabili, forse perché non sono poi così ampie le offerte applicative che si basano su di loro, mentre spesso i software li prevedono come piattaforma alternativa ad altre e non esclusiva
– il mondo Open Source arriva quasi a quadruplicare il numero degli operatori IT che si sono fatti una competenza specifica, merito anche di qualche valida soluzione applicativa che gira unicamente in questo contesto
– le competenze sulle App in cinque anni sono cresciute del 50% e siamo convinti che la crescita sia anche superiore solo che, essendo in molti casi utilizzate come “add on” a soluzioni più ampie, non sempre il loro utilizzo viene enfatizzato e citato
L’universo di Privacy e Security
Un caso da trattare a parte e più diffusamente ci sembra quello relativo a Privacy e Security, due contesti che vanno spesso a braccetto pur con le significative differenze.
Rappresentano un mercato abbastanza nuovo ed in forte espansione, più di quanto non attesti la crescita di oltre il 250% che abbiamo rilevato. Lo diciamo perché le nostre indagini evidenziano numerosi casi di software house che dal mercato del Gestionale si sono spostate quasi completamente a questa nuovo segmento di offerta. Dai loro siti è addirittura scomparso qualsiasi accenno a ERP e dintorni.
La Privacy è stata portata a traino dalle disposizioni sul GDPR, mentre la tematica della Security è balzata prepotentemente alla ribalta per le azioni di hacker spesso riprese con enfasi dai Media, Certamente l’apertura dei Sistemi Informativi alle realtà esterne (clienti, fornitori, partner) ha aperto più di un varco tecnologico ai malintenzionati e quindi moltissimi stanno correndo ai ripari. Magari in maniera disordinata e non completamente efficace.
L’evoluzione non è soltanto tecnico-applicativa
I cambiamenti non finiscono qui. Una seconda linea d’azione che abbiamo rilevato è quella dell’allargamento dimensionale e geografico. L’apertura di nuove sedi, per le software house in salute, è una delle vie scelte perché consente di seguire i propri clienti più da vicino ma anche di “colonizzare” zone geografiche differenti e promettenti.
Vediamo qualche numero.

C’è chi apre filiali …
Partiamo dalla situazione attuale di fine 2024. In più della metà dei casi troviamo una sola filiale che si aggiunge alla sede centrale e questo può essere dettato anche da fattori abbastanza casuali. Quando le sedi diventano tre o più (un significativo 37% nella fascia da tre a cinque) invece è probabile che questa dispersione sia dettata da una vera e propria strategia, magari provocata dalla fusione di più realtà in un’unica ragione sociale.
Decisamente più intriganti i contesti in cui le sedi aumentano ancora e quel 10% abbondante che si posiziona tra le sei e le dieci è decisamente significativo, visto che si tratta di più di 60 realtà diverse.
Si arriva infine alla fascia Top, ancora più ramificata sul territorio (c’è chi arriva addirittura ad una trentina di filiali) che comprende un numero limitato di casi, tra cui figura anche chi, dopo aver acquistato altre società, ha deciso di portarle tutte sotto un’unica ragione sociale.
Passiamo poi al confronto con il 2019. Le software house con filiali allora erano 509, mentre oggi sono salite a 597, quasi un 20% in più. Quindi il fenomeno si sta allargando.
Gli scostamenti più forti li vediamo nelle prime due fasce; quella di 2 sedi che cresce e quella tra 3 e 5, che cala.
… e chi fa campagna acquisti
Una modalità – a volte alternativa, a volte complementare – per crescere è quella delle acquisizioni. Il problema non è solo economico: considerando la terribile scarsità di personale IT qualificato e il contributo scarso (in senso numerico, sia chiaro!) che scuole ed università riescono a dare, chi vuole crescere di fatturato ha matematicamente bisogno di persone. Del resto si tratta di società di servizi. La maniera più rapida per portare a bordo un gruppo ma anche un gruppetto di professionisti già rodati è quella di comperare un’altra realtà. Questa è la molla per una scelta, molla che si affianca a volte all’altra di allargare le competenze applicative.

Per iniziare, una considerazione sulla consistenza del fenomeno oggi, con 245 casi, e quelle del 2019 che di casi ne elencavano 235. Quindi la casistica non si è allargata troppo, Per capire meglio il contesto, abbiamo fatto una segmentazione molto stretta che ci aiutasse a cogliere il fenomeno.
L’85% si ferma alle tre controllate, un numero non trascurabile che individua la percezione che molti imprenditori informatici pensano come questa sia la via migliore per la crescita. Anche se la loro capacità finanziaria non è particolarmente elevata.
Come nel caso delle filiali, il rapporto percentuale verificato oggi non si discosta troppo da quello di cinque anni prima. L’unica discontinuità la vediamo nella fascia tra le 11 e le 20 controllate (che è un numero grosso!) dove vediamo un raddoppio.
Come ci considerano gli investitori stranieri
Concludiamo, più per soddisfare una curiosità che per altro, guardando a chi dall’estero ha pensato di investire nel contesto IT in Italia. Lo facciamo brevemente perché la casistica è articolata e si potrebbe suddividere in due segmenti profondamente diversi:
– chi ha aperto una filiale nel nostro Paese
– chi invece ha acquistato una realtà preesistente e già operativa.
Ci manca il raffronto con il 2019, perché nel nostro data base – sempre in espansione e in approfondimento lungo nuove direttrici – in quel periodo non gestivamo questo tipo di informazioni.
Il prospetto, suddiviso per Paese di chi ha fatto campagna acquisti da noi è quelli che segue ed è relativo a 143 società.

I numeri parlano di una presenza massiccia degli Stati Uniti e forse il 52% rilevato è persino superiore alla percezione che di solito abbiamo del fenomeno.
All’interno dell’Europa, Germania, Francia e Gran Bretagna sono saldamente ai primi posti, anche se ben staccati tra loro. Una considerazione diversa crediamo vada fatta per la Svizzera, troppo vicina ai nostri confini per non pensare che alcune realtà di matrice nazionale abbiano preferito posizionare la propria sede oltreconfine, magari in Canton Ticino. A seguire troviamo un po’ di tutto, con numeri di peso limitato e spesso irrilevanti.
Buona consultazione: per dettagli o approfondimenti contattatemi all’indirizzo email alberto@delainipartners.it. Vedrò di riuscire e soddisfare le vostre curiosità.