Mondo da ribaltare?

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Il mondo non ha poi quella gran voglia di cambiare che si desume dalle dichiarazioni di qualsiasi istituzione nazionale o sovrannazionale dalla Comunità Europea all’ONU, per citarne solo due molto diverse tra loro. A volte lo dimostra in maniera subdola e sfumata, a volte senza preoccuparsi di sbattere in faccia a tutti la cruda realtà che le decisioni le prendono in pochi e che la cosiddetta “opinione pubblica” si può raggirare senza un grande sforzo. Ogni riferimento a COP28 di Dubai e al documento finale sulla transizione dai combustibili fossili che sposta il traguardo della neutralità climatica al 2050 è superfluo. Mi segno subito la data in agenda, tanto io non conto né mi auguro di esserci.

Discorsi ben poco natalizi
Scusate la premessa un po’ amara e poco in assonanza con il periodo, ma non dimentichiamo che nei giorni attorno al Natale, quello primigenio, quello di oltre 2.000 anni fa, per le strade della Palestina si aggirava un certo Erode che progettava e portava a termine una strage di innocenti. Non è cambiato gran ché, né da quelle parti né altrove.
Ciononostante, nel profondo del mio io, non sono assolutamente pessimista. Forse sono uno sciocco, sicuramente sono un illuso ma, le poche volte che riesco a guardare oltre la cortina fumogena dei notiziari catastrofisti di ogni lingua, nazione e partito trovo attorno alla mia vita di tutti i giorni una serie impressionante di segnali di impegno, di disponibilità, di altruismo. Trovo organizzazioni sconosciute e microscopiche che ottengono, in proporzione, risultati sbalorditivi. Trovo persone di ogni estrazione che si dedicano a fondo perduto al benessere degli altri, di tanti sconosciuti di cui magari un anno prima non avevano nemmeno cognizione. Trovo chi aguzza l’ingegno, sfruttando le esperienze di una vita – magari invece di godersi in pantofole la pensione – o le conoscenze personali, perché per centrare obiettivi limitati ma concreti non servono le ricchezze di Creso o di Elon Musk.

Come si mangia un elefante?
Scopro che, invece di misurarsi con obiettivi grandiosi, è più produttivo muoversi su una scala in cui contributi limitati portino a risultati effettivi. Un proverbio africano – ma forse mi confondo con una barzelletta di tanti anni fa – afferma che un elefante si può mangiare anche tutto, però a piccoli bocconi. Questione di metodo, di pazienza e magari di un briciolo di fede. Fede nelle proprie capacità, nella propria tenacia, nella costanza di mettere assieme le proprie limitate risorse a quelle limitate di chi ci è vicino.
Questione di non scoraggiarsi, di partire da una prospettiva di lungo termine che miri a farci giungere lontano, senza fretta. Magari non alla meta meravigliosa che ci siamo immaginati ma comunque molto più in là di quanto altri, più timorosi, possano arrivare.

Tantissimi anni fa si parlava di “fioretti”, oggi li etichettano in modo più blando come buoni propositi. Penso che ciascuno possa porsene uno, cercando poi di realizzarlo. Io mi metto in cima alla lista. Niente di stratosferico: può essere un semplice sorriso al vicino di casa antipatico e tignoso.

Alberto Delaini