Quando dal quasi niente si riesce a distillare tantissimo

ragazzi con disabilità inseriti nello sport agonistico

 

Siamo a fine anno, un periodo nel quale, al netto delle frenesie per cercare di centrare gli obiettivi (a livello aziendale) e per individuare i regali “giusti” per amici e parenti (a livello personale), forse riusciamo a prenderci qualche quarto d’ora per riflessioni di respiro più ampio di quello che ci permettiamo in altri periodi.
I Media ci subissano di notizie, tutte angoscianti. A volte pare che l’unica scelta sia tra guerre e cataclismi climatici, femminicidi e ruberie a tutti i livelli, giovani costretti a scappare all’estero e migranti respinti con violenza ad ogni confine. Si può avvertire il desiderio di aprire una piccola finestra di azzurro su qualche iniziativa che dimostri concretamente che, sotto la coltre di brutture “che fanno notizia”, esistono comunque un sacco di persone che nell’ombra si danno da fare e riescono a realizzare piccoli, ancorché circoscritti, miracoli. Su uno di questi vorremmo accendere una, pur fioca, luce.

 

Isabella, tu hai una serie di trascorsi personali e lavorativi che fino ad un certo momento potremmo definire “assolutamente normali”, ammesso che la normalità rappresenti uno standard per i giorni nostri. Quando, come e perché è capitato che ti sei avventurata in un progetto quale quello che nel tempo si è concretizzato nelle “Nuvole”?

Io sono laureata in scienze politiche ad indirizzo sociale, per cui il mondo della disabilità è entrato nella mia vita attraverso lo studio. Inizialmente ho incominciato come assistenza all’autonomia negli istituti superiori e in queste occasioni sono entrata in contatto oltre che con i ragazzi anche con le famiglie.
Tutto è partito da una richiesta di una mamma: “Mio figlio il sabato e la domenica è triste perché è solo con noi genitori, mentre gli altri ragazzi escono con gli amici. Potreste tu e tuo marito, ogni tanto, portarlo a mangiare una pizza?” Da questa domanda è partito tutto, quasi 13 anni fa.
Ora i ragazzi con disabilità sono una ventina tra la provincia di Cuneo e di Torino.

 

Che tipologia di ragazzi stai coinvolgendo, con quali iniziative e quali strumenti? Come li raggiungi e quale ruolo hanno le loro famiglie nell’iniziativa?

I ragazzi che fanno parte delle “Nuvole asd” hanno una disabilità mista, da sindrome di down ad autistici, a ritardi mentali di diverso tipo, a fisici perché tutti i ragazzi con qualsiasi sindrome hanno diritto ad avere il loro tempo libero e a praticare sport, nessuno escluso.
In questo momento stiamo puntando oltre che sul tempo libero in generale (serate pub, cene, discoteca, vacanze ecc..) anche sul mondo dell’arte (poesie, dipinti ecc…)e sullo sport(cheerleading, sbandieratori e hip hop).
Le famiglie sono contente del nostro progetto perché vedono i ragazzi felici di stare in questo gruppo super speciale.

 

Lo sport, la squadra e la competizione rappresentano un propellente capace di moltiplicare le energie attraverso l’amicizia, il confronto tra compagni di squadra, il filtro delle gare. Vale per i giovani di tutti i tipi e, magari, diventa ancora più importante per quelli che hanno una qualche disabilità. Che cosa è cambiato nei ragazzi che hai coinvolto?

Lo sport è entrato nel nostro mondo quattro anni fa coinvolgendo tutti in qualcosa di unico. Il nostro sport principale è il cheerleading, uno sport di squadra che combina elementi di tumbling (ruote, capovolte, rotolamenti) ad evoluzioni aeree (stunt).Questo sport è improntato sulla fiducia del gruppo, per questo ha insegnato tanto a tutti noi, volontari compresi. Quando si affrontano le gare l’adrenalina sale e le emozioni di ognuno di loro traspare rendendo unica l’unione. In questo momento siamo l’unica realtà in Italia ad avere una squadra di 18 elementi disabili. Siamo campioni europei ECU, titolo ottenuto ad Atene dove sono nate le olimpiadi, per questo ancora più emozionante.
Da gennaio faremo parte del progetto “cheerability” dello CSEN CHEERLEADING, saremo la nazionale italiana dello CSEN e andremo in giro per il mondo.

Un lavoro di questo respiro, al di fuori dell’impegno personale tuo e di tuo marito – complimenti anche a lui! – non è una cosa che si improvvisi e nemmeno che si concretizzi “a costo zero”. Tu parli di gare, trasferte ma anche, nel quotidiano, servono di sicuro spazi e strumenti per l’allenamento. Chi hai incontrato lungo il tuo percorso che abbia dimostrato di poterti dare concretamente una mano? Enti Pubblici? Associazioni sportive? Aziende sponsor? Singoli mecenati, magari ciascuno nel suo piccolo?

A luglio 2024 con lo CSEN CHEERLEADING, come nazionale italiana “cheerability” CSEN saremo agli europei in Germania e nel novembre 2025 saremo ai mondiali in Giappone. Grandi trasferte ci attendono e naturalmente non mancheranno nemmeno le spese per riuscire a portare con noi tutti i ragazzi anche quelli che economicamente non possono permetterselo. Per arrivare alle trasferte bisogna allenarsi e anche quello ha un costo,i fondi non bastano mai. Ricerchiamo ditte o privati che attraverso la “sponsorizzazione sportiva” noi possediamo la partita iva, ci diano una mano,si dice che sotto Natale, tutte le persone siano più buone. In cambio della sponsorizzazione sportiva la nostra divisa della nazionale avrà i loghi di chi ha creduto in noi aiutandoci. Un progetto sociale importante, unico su questo sport in Italia.

 

Isabella Berardo
Gruppo “Le Nuvole”

nuvole.asd@gmail.com

email: isabella.berardo@libero.it   –   cell: 3490069452

 

Mi permetto di concludere con una semplice informazione di cui ciascuno farà l’uso che crede. Chi intende contribuire sia concretamente sia diffondendo le informazioni sull’iniziativa de “Le Nuvole” che già sta spontaneamente diffondendosi in aree differenti da quella del cuneese può rivolgersi a:
Le Nuvole ASD 

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