IBM i non è morto, è semplicemente
troppo impegnato a innovare (tra AI e sicurezza)
quattro domande a Giancarlo Lui
Chief Technology Officer di Horsa Power
Negli ultimi anni si sente spesso dire che piattaforme storiche come IBM i siano destinate a scomparire, considerate “tecnologie del passato” in un mondo sempre più orientato al cloud e all’intelligenza artificiale. Dalla vostra esperienza quotidiana, qual è la realtà di IBM i oggi e quale ruolo può ancora giocare nel futuro tecnologico di sicurezza e AI?
Rispondo sempre con un sorriso. Affermare che IBM i è morto è il sintomo di una superficialità tecnologica. Non è una piattaforma che ‘resiste’, è una piattaforma che evolve continuamente. Noi in Horsa Power lo vediamo ogni giorno: sistemi mission-critical che costituiscono la spina dorsale di aziende fondamentali operano con un’affidabilità e una resilienza che molti ambienti ‘di moda’ possono solo invidiare. IBM i non è un relitto, è un ecosistema che ha saputo integrare sicurezza nativa, scalabilità e ora anche apertura verso l’intelligenza artificiale. Il fatto che sia qui dopo 35 anni e che IBM ne abbia pianificato la Roadmap fino al 2038 non è fortuna: è design ingegneristico superiore.
Non è morto, è semplicemente troppo impegnato a funzionare perfettamente per preoccuparsi delle chiacchiere.
Quali sono le principali sfide tecnologiche che Horsa Power sta affrontando in questo momento sul fronte IBM i? Si concentrano principalmente sulla sicurezza o ci sono altri driver emergenti?
Siamo interamente concentrati su due binari paralleli e cruciali. Il primo è rafforzare l’invulnerabilità dell’esistente contro attori malevoli sempre più sofisticati. Il secondo, ed è il driver di business del futuro, è rendere i dati gestiti da Power attraenti e accessibili ai moderni motori di Intelligenza Artificiale. La sfida non è solo avere i dati, ma dimostrare che sono puliti, protetti e pronti per l’analisi predittiva, un processo che sul Power è estremamente performante.
La sicurezza informatica è una preoccupazione costante per le aziende. In che modo la piattaforma IBM i, che vanta standard di sicurezza storicamente elevati, si sta preparando ad affrontare le minacce attuali e future, magari integrando nuove soluzioni?
La sicurezza su IBM i parte da una base rocciosa – il separation of privilege nativo – che molte architetture a strati non possiedono. La nostra preparazione oggi è sull’estensione di questo modello. Stiamo lavorando moltissimo sulla visibilità end-to-end, l’adozione di standard zero-trust e l’integrazione di sistemi di monitoraggio avanzati che parlino fluentemente il linguaggio IBM i, fornendo ai clienti non solo sicurezza per default, ma anche alert contestualizzati e automatizzati sugli accessi a livello di oggetto o applicativo. L’obiettivo è trasformare l’inerente solidità in una difesa proattiva.
L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando ogni settore. Qual è la strategia di Horsa Power per integrare e sfruttare l’AI sulle applicazioni e sui dati che risiedono sui sistemi IBM i dei vostri clienti?
La strategia è pragmatica: portare l’AI dove la verità è conservata. I sistemi IBM i contengono la fonte della verità aziendale. Non vogliamo spostare tutto. La nostra innovazione risiede nel creare ponti robusti e ad alta velocità tra DB2 su i e motori di ML/AI moderni, spesso tramite API e servizi Cloud. Inoltre, stiamo esplorando come usare l’AI dentro l’OS stesso per ottimizzare performance e diagnosi. Dobbiamo dimostrare che la risorsa AI più potente è quella che analizza i dati veri, non quelli replicati altrove. Il Power è perfetto per questo.

