Quanto è democratica la democrazia?

 

L’editoriale di Breaking News!

Alberto Delaini - Delaini & Partners

Non vorrei nel modo più assoluto che quanto segue venisse interpretato come una dichiarazione di sapore politico, per non dire partitico, né come una espressione di qualunquismo. No, è una semplice riflessione malinconica e, diciamo pure, anche autocritica.

Ne abbiamo fatto indigestione
Sono passati ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e dall’instaurazione di governi democratici almeno nell’occidente, “virus” che a poco a poco ha contaminato persino i regimi oltre quello che veniva definito tristemente come “il Muro”.
Ma l’uomo è per sua natura irrequieto e tutte le conquiste e i benefici, come avviene ai bambini con troppi giocattoli nuovi, un po’ alla volta vengono a tedio. Non è, magari, che li contestiamo, però li consideriamo un fatto dovuto e come tale alla lunga noioso. Quindi meglio criticare anziché intervenire in prima persona a raddrizzare le cose che non vanno, quelle che sono sotto gli occhi di tutti, quelle che i politici (di professione, ci piace aggiungere) fingono di ignorare. Questo per gli adulti e, peggio ancora, per i vecchi. Ma il danno più devastante è che buona parte dei giovani alla cosa pubblica non si interessano minimamente. Uno dei miei figli, oltre i quaranta, a votare non c’è mai andato, però non ho diritto di essere io a tirare la prima pietra …

Ce lo confermano …
Un noto comico, facendo il verso ad un uomo politico salito di recente alla ribalta, l’ha buttata là: siccome la gente va sempre meno a votare, un partito di potere ha sostanzialmente il dovere di piantarla con le elezioni. Così evita ai concittadini di prendersi il disturbo.
L’ironica assurdità dell’affermazione è pari alla sua … verosimiglianza. In numerosi Paesi d’Europa e non solo acquista peso la tendenza ad affidarsi all’”uomo (o donna, per par condicio) forte” del momento, delegandogli tutto ma proprio tutto. Una specie di demiurgo, una persona autorevole ma soprattutto di carattere. Se poi fosse pure disinteressata, potremmo veramente gridare al miracolo.
Invece la politica assomiglia sempre più ad un talk show dove vince chi le spara più grosse e di conseguenza rimane più impresso. La sega di Milei o le minacce di Trump di invadere Groenlandia e Panama ne sono un assaggio.

Sindrome da decadenza
L’impero romano – ma non è il solo – ha iniziato il suo sfaldamento quando la gente si è ritrovata la pancia troppo piena per occuparsi d’altro che non fosse il godersi agi e ricchezze. Ora, l’Occidente non è che proprio viva in un’atmosfera da Eegno di Bengodi, considerando i problemi delle varie economie, però si trascina dietro i ricordi di un periodo felice, di espansione e benessere, e il vederseli scivolare tra le dita fa male e fa incavolare. Già, ma contro chi? Ovvio: contro il “potere”! E quindi dopo decenni di stabilità (o staticità?) politica si sceglie di cambiare. Magari un po’ a caso, pur di cambiare, sperando sotto sotto in un prodigio.
Certo che se l’unico criterio che porta ciascuno di noi a fare (o non fare, con l’astensione) le scelte è questo, non possiamo di certo sentirci tranquilli.
E, in ogni caso, viva il 2025 e auguri a tutti di un anno sereno !!!