Il Lunario
L’editoriale di Breaking News!
Nel periodo di inizio anno sulle previsioni – del tempo, ma non solo – ci inciampi ad ogni passo. Difficile capirne la serietà e consistenza, visto che si nascondono tutte dietro al paravento di un “esperto”. Abbiamo appena finito (ma siamo sicuri?) di essere assordati dalle sentenze dei virologi in tempo di Covid e proseguiamo con quelle, parimenti infauste, degli economisti e degli ecologisti. Del resto, se una previsione non è a tinte fosche che razza di previsione è? Già lo sapevano gli antichi, già Agamennone, ai tempi della guerra di Troia, si sfogava sull’indovino Calcante che conosceva il passato ed il futuro chiamandolo “Profeta di sventure”. Detto questo, mi darebbe un immenso sollievo il pensare che il futuro che tutti questi sadici ci somministrano quotidianamente, con razione doppia a fine anno, non sia proprio quello descritto, specie per quanto riguarda il nostro bistrattato pianeta.
Per restare sul tempo, quello metereologico
Fermiamoci solo per un momento ad uno di questi moderni vaticini, quella metereologico. Cinquant’anni fa un inappuntabile Colonnello Bernacca spiegava ogni sera al telegiornale le previsioni del tempo, scusandosi il giorno successivo per qualche imprecisione o abbaglio. Ma allora non c’erano i satelliti né i computer con i sofisticati modelli predittivi.
In materia mi ha sempre intrigato una cosa: il lunario. Tanti anni or sono, al muro di ogni cucina era appeso in bella mostra il calendario con le fasi della luna, a volte arricchito con anticipazioni sul tempo: caldo o freddo, soleggiato o piovoso. Quello di Frate Indovino era di certo il più noto ma a Verona, la Verona delle mie origini, ce n’era un altro che spopolava: il Pojana. Anzi, a voler essere pignoli “il Lunario del Pojana Maggiore” dal nome del paese vicentino di Giovanni Spello, quello che lo ha inventato nell’anno di grazia 1832, duecento anni fa o giù di lì. Lo trovavi in ogni cartoleria ed edicola e, se proprio te ne dimenticavi, c’era uno strillone che per Via Mazzini, la centralissima Via Nuova dello struscio, e si sgolava per incoraggiarne l’acquisto. Le volte che era ubriaco, quasi sempre, stimolava i compratori timidi con toni ruvidi ma efficaci, tipo: “Chi non compera il Pojana l’è el fiol de una …”. Diciamo che non ricordo bene come suonasse la rima.
Però, al di là del folclore, c’è un fatto inconfutabile: il Pojana, nelle previsioni, ci azzeccava quasi sempre. E i contadini – Verona era una città essenzialmente agricola, vedasi la Fiera dei Cavalli e quella dell’Agricoltura sopravvissute con successo fino ad oggi – si basavano su queste indicazioni, integrandole con le feste dei vari Santi che indicavano il momento per seminare, mietere o vendemmiare in continuità con i detti popolari che tutti sapevano recitare: “A la Candelora de l’inverno semo fora”. In ogni caso, per scaramanzia o per crearsi un’alternativa, c’era regolarmente chi aggiungeva come controcanto “Ma se piove o tira vento de l’inverno semo drento”. La Candelora cade il 2 febbraio e, nella liturgia, corrisponde con la Presentazione al Tempio.
Previsioni in salsa attuale
Oggi abbiamo solo da scegliere: esperti e soloni di ogni risma ma anche – a supporto – l’Intelligenza Artificiale che non si è ancora capito bene se darà vantaggi superiori agli inconvenienti che i catastrofisti ci sventolano in faccia ogni giorno. Manca solo che ritornino gli aruspici, che facevano previsioni in funzione di quanto svelavano loro le viscere delle vittime immolate agli dei, e siamo al completo.
In ogni caso la più grande fortuna dell’uomo è di non avere una visione sul futuro. Così non ci possiamo preoccupare di cose certe ma solo attrezzarci per quelle ipotizzate o temute. Il ché non vuol dire che si debba procedere giorno per giorno alla “come viene viene”.
Un grande augurio a tutti quanti, a partire da me stesso, perché nel 2024 e anche oltre siamo in grado di indovinare le strategie migliori per la vita personale e professionale nonché di corazzarci per affrontare le difficoltà con tutte le energie che servono, chinando la testa quando serve ma pronti a rialzarla il più in fretta possibile.
Sereno anno a tutti!
Alberto Delaini